— Ciao Sergio. Dicevamo qualche giorno fa che rimanere nel Sé è tutto. Da qui arriva tutto il resto: con abbondanza, chiarezza, e tanta semplicità… quasi un’ovvietà. Per la prima volta i miei vecchi sensi di colpa si sono sciolti nel Sé. Erano della qualità della Vera Natura, ma la mia mente li aveva separati… Ogni cosa si è riassorbita. Ora posso vedere un nuovo panorama. Il vecchio, anche cercandolo, non lo trovo più.
— Ahah… Questo mi ricorda tanto la storia di Sōsan, il 3° Patriarca dello Zen. Quando era monaco era afflitto dalla lebbra. Allora si recò da Eka, il 2° patriarca, e disse: “Il corpo del discepolo è avvolto da una malattia mortale. Vi chiedo, Maestro, di estinguere i miei peccati”. Eka rispose: “Portami i tuoi peccati; te li estinguerò”. Sōsan stette seduto tranquillo e poi disse: “Benché abbia cercato i miei peccati non sono riuscito a trovarli”. Eka rispose: “Allora ho già estinto radicalmente i tuoi peccati. Vivi in armonia con il Triplice Gioiello (il Buddha, il Dharma, il Sangha)». Anche tu non trovi più i tuoi peccati? …
— Un’altra esperienza che sto vivendo è il distacco dalla mia forma. Mi sono vista al computer mentre parlavo durante un meeting di lavoro. Mi osservavo parlare: le espressioni, il viso… e mentre osservavo c’era una tale distanza tra me e quell’immagine. Non c’era alcun giudizio, solo non ero io! Eppure in qualche modo anche lo ero… È un film! Quante volte ho creduto di aver compreso questa frase. Tutto ne fa parte, ma adesso non c’è né mente né emozioni… Mi guardo allo specchio e accade lo stesso; più guardo la mia forma, e più sento che potrebbe essere la forma di chiunque. Sarebbe la stessa cosa, sarei comunque io, la mia Vera Natura.