— Mi è capitato di leggere il discorso 50 di Sri Ramana: «Sri Bhagavan lesse un passo di Kabir che diceva che tutti sanno che la goccia si fonde nell’oceano, ma che pochi sanno che l’oceano si fonde nella goccia. Egli disse che questa è la para bhakti».
Che ne pensi?
— Io ho avuto questa esperienza. Te la scrissi nel report del 27 aprile:
«Sto leggendo un testo che parla della vita di Sri Ramana Maharshi. Leggo come un assetato può bere dell’acqua fresca… D’improvviso mi trovo immersa in una frase. Viene chiesto a Ramana cosa l’abbia attirato a Tiruvannamalai. “Cosa mi ha attirato qui? Arunachala. Il potere non può essere negato. Arunachala è dentro e non fuori. il Sé è Arunachala”».
Quando lessi “Arunachala è dentro e non fuori”, tutto in Me e fuori di Me si fermò. Fui nel ‘Senza Tempo’, assenza totale di io-ego. E avvertii una forte “consistenza immobile” energetica che avvolgeva il mio corpo. È COME IL RIVERSAMENTO DELL’OCEANO NELLA GOCCIA.
Però mi chiedo, queste cose: “la goccia che si fonde nell’Oceano o l’Oceano che sui riversa nella goccia”, che valore hanno dal punto di vista assoluto?
— Certamente non ne hanno, ma invalidare verità relative assumendo il punto di vista assoluto è quasi sempre un errore. Facciamo l’esempio che hai tre allievi. Il primo, che si è appena realizzato, ha un sogno in cui va all’oceano e si fonde con esso. Il secondo, che ha già avuto questa esperienza, ha un sogno in cui l’oceano si riversa in lui. Il terzo, che ha già avuto entrambe queste due esperienze, ha la comprensione di non essere mai stato non-realizzato e che schiavitù e liberazione non esistono, ma che sempre e soltanto il Brahman è. Come maestro tu puoi vedere che queste tre realizzazioni parziali mostrano tre stadi di approfondimento della Realizzazione, o detto in altri termini, tre cedimenti o dissolvimenti della mente. Se, attraverso un ragionamento logico, le si liquidano come nonsensi in quanto non c’è niente di tutto questo nell’Assoluto, si sta di fatto negando la crescita spirituale. Con la stessa logica allora si può lasciar morire di fame il proprio figlio neonato perché non c’è nessun neonato nell’Assoluto.
Permettimi di mostrare come giudicare la realtà relativa assumendo il punto di vista assoluto è virtuoso solo quando serve a distaccarsene – ad esempio Arjuna deve andare in battaglia e Krishna gli spiega che nessuna freccia sarà scagliata, nessuno morirà ecc. Ma quando si conclude in una negazione della realtà relativa, al meglio è un’operazione di scarsi lumi, al peggio si traduce in una vera e propria perversione.
Tutte le scritture esortano ad adempiere ai propri doveri sociali, anche quando si è illuminati; anzi, considerano l’azione compiuta a tale scopo una non-azione. Quando Papaji era assorbito dalla sua realizzazione e non voleva più staccarsi da Ramana, Bhagavan lo esortò ad andare a salvare i propri genitori indù che si erano trovati isolati in Pakistan. Bhagavan insegnò sempre a non abdicare ai propri doveri sociali a causa della spiritualità. Vi sono innumerevoli esempi che lo testimoniano; ne citerà uno.
Mentre Bhagavan aveva colloqui con i visitatori, seduto a terra accanto a lui c’era un assistente che con un’asta aveva il compito di tenere lontane le scimmie per evitare che si appropriassero delle offerte votive dei devoti, che per lo più consistevano in frutta. Uno di questi, il primo giorno che fu assegnato a quella mansione, rimase per tutto il tempo in meditazione ad occhi chiusi, lasciando che le scimmie facessero man bassa delle offerte. Bhagavan non disse niente, ma quando il secondo giorno l’assistente ebbe lo stesso comportamento, Bhagavan gli disse: «Se vuoi meditare vai altrove. Se stai qui fai ciò che ti è stato richiesto».