Adi Shankara
Vivekachudamani (Il grande gioiello della discriminazione)
478. Questa è la conclusione ultima del Vedanta: il jiva [l’anime individuale] e l’intero universo non sono altro che Brahman. Liberazione significa essere stabilizzati nel Brahman, esistenza indivisibile; d’altra parte la Shruti dichiara che Brahman è Uno-senza-secondo.
[…]
480. Dopo aver contemplato per un certo tempo l’assoluto Brahman [come Pura Coscienza o Puro Essere], e ancora permeato dalla beatitudine suprema, così parlò:
481. “Avendo realizzato l’identità dell’atma col Brahman, la mia mente, con tutte le sue attività, è svanita. Non distinguo più ‘questo’ da ‘quello’, né riconosco la misura dell’incommensurabile beatitudine.
482. “Non posso esprimere con parole, né concepire con la mente lo splendore di questo supremo Brahman. In questo oceano, essenza di beatitudine, la mia mente si è sciolta come un chicco di grandine nel mare”.
[Vivekachudamani pronuncia in sanscrito: Vivèka-ciudàmani]