La nozione di ‘Stato Stabile’ mi viene da Yogeshwar (Charles Berner). Lo stato stabile inizia quand’uno è stabile nel Sé durante lo stato di veglia. Egli però non ha ancora distrutto la mente – fatta eccezione per individui straordinari come Ramana Maharshi.
Si tratta di un salto qualitativo enorme, perché il progresso spirituale di chi è in questo stato è veloce, spontaneo, senza sforzo e si sviluppa nell’ambito dell’Abbandono a Dio, che va anch’esso via via sviluppandosi. In pratica totale Abbandono a Dio e definitiva distruzione della mente coincidono. Chi è nello stato stabile può avere ancora movimenti mentali, ma si dissolvono presto senza spostare l’Essere dal Sé. Costui deve inoltre estendere la medesima stabilità che ha nella veglia al sogno e al sonno profondo. Solo allora sarà un Jivanmukta, un liberato mentre il corpo è in vita; prima, a meno che non ottenga la liberazione durante il Bardo (il dopomorte), è destinato alla rinascita.
Ecco perché rinascono esseri che appare chiaro siano stati già illuminati nella vita precedente. Se la mente non è stata distrutta, è sufficiente una piccolissima vasana, un non niente, per dar luogo alla rinascita. Papaji (Poonja), ne parla nella sua biografia. Ma la vasana che lo portò alla rinascita era già piuttosto consistente. A volte è solo un fremito, un amore-compassione verso l’umanità che sembra proprio amore per Dio, ma che in realtà è ancora un non completo Abbandona al Brahman senza forma.
È bellissimo! Questo protendere e protendere verso l’Amore divino…
Permettetemi ora di presentarvi la Perfezione che sopraggiunge alla distruzione della mente:
Se si chiede:
«Quale di queste tre è la Liberazione finale:
con forma, senza forma o con e senza forma?»,
io dico:
«La Liberazione è l’estinzione dell’ego
che chiede:
‘con forma, senza forma o con e senza forma?’».
[Ramana Maharshi ‘40 Versi sulla Realtà’, verso 40]