Sri Ramana Maharshi, dal Discorso 334
In seguito Sri Bhagavan raccontò la storia del poeta Nakkirar.
M. – Nakkirar si era seduto a praticare tapas vicino a una vasca sacra. A un tratto da un albero cadde una foglia. Metà foglia toccò l’acqua e l’altra metà toccò la terra. Improvvisamente la metà sull’acqua si trasformò in pesce e la metà che toccava la terra divenne un uccello. Ciascuna metà si sforzava di raggiungere il proprio elemento naturale, ma non vi riusciva perché era ancora attaccata all’altra metà. Nakkirar osservò lo spettacolo con stupore. Ad un tratto uno spirito sceso dall’alto lo trasportò in una grotta, dove erano imprigionati altri 999 tapo bhrashta (individui decaduti spiritualmente perché avevano abbandonato le loro pratiche ascetiche).
D. – Nakkirar era dunque un tapo bhrashta?
M. – Sì, altrimenti perché, mentre era impegnato nei suoi esercizi spirituali, avrebbe provato il bisogno di uscire dal suo stato contemplativo per osservare lo strano spettacolo che gli si svolgeva davanti? Per farsi perdonare, Nakkirar compose il Tirumuruhatruppadai ed ottenne la liberazione dei mille prigionieri.
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Commento di Sergio – A molti questo post risulterà una storiella bizzarra di poco conto, ma chi è realizzato o vicino alla realizzazione non sfuggirà l’importanza dell’insegnamento. D’altra parte Sri Ramana Maharshi non era uso a sprecare parole al vuoto. Stare nel Sé richiede ATTENZIONE TOTALE. Non la si chiama concentrazione perché è dedizione e non sforzo della volontà, ma è comunque investimento TOTALE. Bhagavan ammoniva: “La distrazione è morte”.