Sri Ramana Maharshi, discorso 623
Sri Bhagavan disse a un altro devoto che vi sono cinque stati:
- il sonno,
- lo stato libero da pensieri prima del risveglio,
- il senso di felicità che nasce dalla libertà dai pensieri,
- il movimento interno delle vasana,
- l’essere completamente svegli con distrazioni.
Il secondo stato dev’essere reso permanente.
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Due testimonianze
Patrizia – Ieri sera non avevo messo la sveglia e questa mattina ho dormito a lungo. Il momento del risveglio, il passaggio dal sonno alla veglia, è avvenuto come Coscienza. Nella Coscienza, sentivo che mi stavo svegliando, ma la Coscienza non era racchiusa dentro al corpo, non era dentro alle sensazioni fisiche che cominciavano ad arrivare. Prima che le percezioni fisiche cominciassero, prima di svegliarmi all’interno di un corpo, ero Pura Coscienza Cosciente, all’interno della quale hanno iniziato ad arrivare gli oggetti.
Il primo oggetto nella Coscienza è stato accorgermi che non c’era un corpo. Il primo movimento della mente, quindi, è stato quello di cercare il conosciuto, ma non veniva trovato. Dopo un po’, la mente ha ricreato il corpo, e la Coscienza ha iniziato a riconoscere le sensazioni e le percezioni abituali del corpo poggiato sul letto: solo un senso di conosciuto, ancora privo di nominalizzazioni.
Con gli occhi aperti, ancora gli oggetti esterni non avevano alcun significato. Vedevo una finestra, una tenda, un quadro, una stanza, ma non vi era alcun riconoscimento, alcun nome, alcuna storia. Esistenza. Coscienza. Beatitudine. Uno stato naturale, semplice, immediato. Senza alcuna distanza, senza alcuna separazione. Mi sono alzata e con gioia la giornata è iniziata nelle sue occupazioni abituali, portando con sé questo stato meraviglioso e disarmante nella sua naturalezza.
Mukti – Dal sonno/sogno al risveglio c’è un tempo di passaggio, sembrerebbe un tempo lineare, in termini di durata, in realtà è un cambio dello stato di Coscienza.
Cambia, nel passaggio sonno-veglia, lo stato della forma. In questo cambiamento, la mente può o continuare a creare pensieri in un continuum apparente, oppure rimanere una mente sottile, evanescente, pura, che non produce pensiero, ma conoscenza equanime, neutra, distaccata.
All’inizio è un indugiare, poi pian piano diventa più abituale e stabile.
Ho imparato ad ‘imbrigliare’ il movimento energetico del pensiero che si manifesta e riportarlo all’interno per rimanere assenza di pensiero.
Allora la mente e i pensieri si riattivano successivamente, ma non è più una riattivazione immediata e inconsapevole, bensì può essere osservata con distacco.
In questo stato le azioni avvengono senza troppo coinvolgimento, sono scollegate dall’io, eppure sono efficaci. Si tratta di un’azione che non crea scontro esteriormente e interiormente lascia un senso di pace, tranquillità e completezza.