Da ‘Conversazioni con Swami Annamalai’
Non è bene pensare troppo alla tua pratica di meditazione. Fallo e continua a farlo finché non hai la ferma convinzione che nulla di ciò che appare nella mente ha qualcosa a che fare con il vero te. Se presti attenzione ai pensieri e alle sensazioni mentre mediti e cerchi di usarli per valutare quanto bene o male stai meditando, non raggiungerai mai il silenzio definitivo. Invece, rimarrai impantanato in concetti mentali.
Alcune persone distraggono la loro mente in tanti modi diversi: per esempio, cercando di fare distinzioni tra cose come turiya [il quarto stato] e turiyatita [ciò che è oltre il quarto].
La realtà è molto semplice: invece di cercare di spiegarla o etichettarla, sii semplicemente rinunciando a ogni identificazione con il corpo e la mente. Questo è il definitivo Jnana. Se segui questo percorso non devi essere coinvolto in nessuna complessità mentale o filosofica.
Le persone praticano tutti i tipi di sadhana per raggiungere il Sé. Alcuni di questi metodi sono ostacoli a Jnana. La meditazione può essere un’altra forma di schiavitù se parte dal presupposto che il corpo e la mente siano reali. Se questa idea non viene abbandonata, la meditazione la rafforzerà.