Qualcuno mi ha scritto di aver avuto un’esperienza spirituale nella quale ha perso la propria identità.
— E come fai a ricordarti dell’esperienza se tu non c’eri?
— Ero quell’esperienza.
— Quindi quando l’esperienza si è conclusa sei morto?… È il trionfo dell’oggettività, mentre la realizzazione è il trionfo della soggettività: c’è solo il Sé.
Questa confusione deriva dal confronto tra la scuola di Ramana e quella di Siddharameshwar, che sto portando avanti tra i miei amici. Solo che non ho ancora finito la traduzione del testo di Siddharameshwar ‘Amrut laya’. Lo stato senza stato’; perciò i miei cari non hanno ancora informazioni complete. In genere la gente ha una cattiva opinione della confusione, ma se è temporanea e porta poi a una comprensione maggiore, non è affatto deprecabile.
Le due scuole sono entrambe valide, ed entrambe portano alla realizzazione, hanno vocabolari diversi e metodi diversi. Ma questo non è un problema. Il problema sorge solo quando vengono talebanizzate dai loro epigoni. Per talebanizzare intendo sostenere che solo la propria scuola conduce alla suprema realizzazione, mentre tutte le altre sono sottosviluppate. Krishna non la vedeva così e ha spiegato ad Arjuna tutti i metodi realizzativi. Gli epigoni della scuola di Siddharameshwar si preoccupano che quelli che raggiungono la conoscenza del Sé si blocchino lì trattenendo quel concetto. Turiya, quando è un samadhi ininterrotto va oltre la mente. D’altra parte, qualcuno della Scuola di Sri Siddharameshwar potrebbe trattenere i concetti di dover dimenticare tutto e non definirsi mai; ma in quel caso non sarebbe uno stato naturale.
Dice Sri Nisargadatta nella seconda conversazione di ‘Io Sono Quello’: “Anche la sensazione dell’Io Sono non è continua, sebbene sia un utile indicatore; ti mostra dove cercare, ma non cosa cercare. Osservalo con attenzione. Non appena sei convinto che l’unica cosa vera che puoi dire di te è ‘Io Sono’, e che non puoi essere niente di ciò che è possibile indicare, il bisogno dell’Io Sono svanisce e non ti accanisci più a cercare una spiegazione verbale di ciò che sei”. Va bene, è il metodo di questa scuola. Ma pensate che uno jnani realizzato, che in quanto tale è oltre i concetti, se dice “Non sono la mente, sono il Sé”, ciò significa che è rimasto legato al concetto mentale che lui è il Sé? Sarebbe ignoranza divenuta fanatica.
Meglio andare oltre l’ignoranza e concentrarsi sull’eccelso che è in entrambe le scuole.
Comunque, a linimento della temporanea confusione di cui sopra, lascio parlare il discorso 17 di Papà Sri Ramana Maharshi. Lo divido in due parti, questa è la prima.
* * *
D. – E giusto uccidere animali, come tigri e daini, e usare la loro pelle per sedervisi in posizioni yoga (asana)?
M. – La mente è la tigre o il daino?
D. – Se tutto è illusione, allora si possono sopprimere delle vite?
M. – Di chi è l’illusione? Scopritelo! In effetti ognuno è un assassino del Sé in ogni momento della sua vita.
D. – Qual è la posizione (asana) migliore?
M. – Una qualunque; forse sukha-asana (la posizione facile del mezzo loto); ma ciò non ha importanza per Jnana, la via della conoscenza.
D. – Quali sono le proprietà e gli effetti della pelle di tigre, della lana, della pelle di daino ecc.?
M. – Alcuni hanno scoperto queste proprietà e le hanno descritte nei libri di yoga. Queste pelli di animali possono essere più o meno conduttrici di magnetismo; ma tutto ciò non ha importanza per la via della conoscenza (jnana yoga). In realtà asana significa essere fermamente stabiliti nel Sé, che è una posizione interiore. Le altre descrizioni si riferiscono alle posizioni esteriori.
D. – Qual è il momento migliore per meditare?
M. – Che cos’è il tempo?
D. – Ditemelo voi.
M. – Il tempo è solo un’idea. Esiste soltanto la Realtà, che appare così come la pensate. Se la chiamate tempo, è il tempo; se la chiamate esistenza, è l’esistenza, e così via [qui Sri Ramana sta dicendo che la Realtà suprema è indescrivibile, che è oltre i concetti della mente – n.d.s.]. Dopo averla chiamata tempo, la dividete in giorni e notti, anni, mesi, ore, minuti ecc. Il tempo non ha alcuna importanza per la via della conoscenza, ma alcune di queste regole e discipline sono buone per i principianti.
D. – Che cos’è lo jnana-marga (la via della conoscenza)?
M. – La concentrazione della mente è in qualche modo comune alle due vie della conoscenza e dello yoga. Lo yoga mira all’unione dell’individuo con l’universale: la Realtà. Questa Realtà non può essere nuova. Deve esistere anche adesso, e invero esiste. Perciò la via della conoscenza cerca di scoprire com’è avvenuta la separazione. La separazione è dalla Realtà soltanto.
D. – Che cos’è l’illusione?
M. – Di chi è l’illusione? Scopritelo. Allora l’illusione svanirà. In genere la gente vuole sapere cos’è l’illusione, ma non si chiede ‘Di Chi È’. È insensato. L’illusione è esteriore e sconosciuta, mentre si considera che il ricercatore sia conosciuto e sia all’interno. Cercate ciò che è vicino e intimo a voi, invece di voler scoprire ciò che è lontano e sconosciuto.
D. – Il Maharshi consiglia qualche posizione fisica per gli Europei?
M. – Può essere consigliata, tuttavia bisogna capire chiaramente che non è proibita la meditazione in assenza di asana, di orari stabiliti o di altre condizioni secondarie.
D. – II Maharshi ha qualche metodo particolare da raccomandare agli Europei?
M. – Tutto dipende dalle caratteristiche mentali dell’individuo. Non vi è una regola assoluta e rigorosa.
D. – Quali sono i metodi preliminari dello yoga?
M. – I vari metodi sono degli aiuti per pervenire allo yoga, che è anch’esso un mezzo per la realizzazione del Sé, il fine supremo di tutti i metodi.
D. – Il lavoro è un ostacolo alla realizzazione del Sé?
M. – No. Per un essere realizzato, soltanto il Sé è la Realtà. Le azioni sono solo dei fenomeni che non influenzano il Sé. Anche quando egli agisce, non ha il senso di essere colui che agisce. Le sue azioni sono involontarie ed egli le osserva come un testimone, senza alcun attaccamento.
La sua azione non ha uno scopo. Anche chi sta ancora percorrendo la via della saggezza (jnana) può praticare questo, mentre continua ad agire. Per un principiante può essere difficile all’inizio, ma con un po’ di pratica sarà presto efficace, e il lavoro non sarà più un ostacolo alla meditazione.
D. – Qual è la pratica?
M. – La ricerca costante dell’ ‘Io’, la sorgente dell’ego. Scoprite ‘Chi sono Io?’. Il puro ‘Io’ è la Realtà, l’Esistenza-Coscienza-Beatitudine Assoluta. Quando si dimentica Quello, sorgono tutte le sofferenze. Quando si rimane fermamente aggrappati a Quello, le sofferenze non toccano la persona.