Il termine sanscrito samkalpa significa ‘intenzione’, ‘volontà’. Bhagavan, come molti altri maestri, affermava che uno Jnani non possiede alcun sankalpa. In quello stato, è il Sé che trasmette al suo corpo un determinato comportamento e gli fa dire quel che dev’essere detto in quel determinato momento, ma dietro a quelle azioni e parole NON VI È ALCUNA SCELTA INDIVIDUALE.
Su questo tema una volta Narayana Lyer ebbe con Bhagavan un illuminante scambio, dal quale emerge una rara visione del modo in cui funziona il potere di uno Jnani:
«Un giorno ero seduto a fianco di Bhagavan. Mi sentii così triste che gli posi la domanda: “Può il samkalpa degli jnani allontanare il karma negativo dei devoti?”.
Bhagavan sorrise e disse: “Può forse avere uno jnani delle intenzioni? È semplicemente impossibile che un jivanmukta [il liberato mentre il corpo è in vita] possa averne.
“Allora qual è la sorte di tutti noi che ti preghiamo affinché la Grazia si riversi su di noi e ci salvi?” continuai, “Non otterremo benefici e salvati rimanendo accanto a te?”.
Bhagavan si volse gentilmente verso di me e disse: “Il cattivo karma di una persona sarà notevolmente ridotto mentre egli è in presenza di un jnani. Lo jnani non ha sankalpa ma il suo sannidhi [vicinanza], la sua presenza è la forza più potente. Egli non ha bisogno di sankalpa, ma la sua presenza, che È LA FORZA PIÙ GRANDE, può fare miracoli: salvare le anime, dare serenità e dare anche la liberazione alle anime mature. Le tue preghiere non sono ascoltate da lui, ma vengono assorbite dalla sua presenza. La sua presenza ti salva, allontana il karma negativo e ti dà benefici a seconda del caso: ma involontariamente. Lo jnani salva i devoti, ma non attraversi il sankalpa che in lui è inesistente, bensì soltanto attraverso la sua presenza, il suo sannidhi”».
[Tratto da ‘Il Sentiero della Montagna’ di Narayana Iyer, 1968]
Bhagavan con Narayana Iyer
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Testimonianze e Commenti
Soham: — Un liberato è totalmente abbandonato al Divino da non avere, né percepire, alcuna volontà personale. Da qui nasce la Beatitudine e la Grazia. La percezione di volontà personale, da cui nascono sofferenza e separazione, appartiene all’ego.
Se sei abbandonato a Dio, non hai intenzioni personali. Se hai intenzioni personali, non sei abbandonato a Dio.
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Soham: — Hai intenzioni personali?
Mahasara: — Con il lasciar fluire le cose così come sono non c’è più nessuna intenzione personale. Ma non sono più l’ ‘io’ che lascia fluire, accade da sé.
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— Hai intenzioni personali?
— Sì, ma cambiano sempre 😂. A volte mi piacerebbe andare alle Bahamas e stare con la pancia al sole, magari bevendo un drink e vivere lì da nullafacente. Altre volte vorrei cambiare lavoro. Altre volte vorrei fare più sadhana. Poi c’è il desiderio di non aver malattie e avere un corpo fisico sano. C’è anche il desiderio di un mondo migliore è di aiutare gli altri.
— Allora figlio mio ti toccherà ancora una lunga vita 😬. Vedo molte rinascite.
— Credo che questi desideri siano delle semplici reazioni al disagio di alcuni momenti. In linea di massima sono abbastanza saturo di questo mondo ed il desiderio principale è quello della liberazione. Non so ancora cosa sia, ma ne intuisco l’essenza.
— Molla ogni intenzione personale e non troverai più l’ego.
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— Hai ancora intenzioni personali?
— Oggi sembra di no.
— Non avere intenzioni personali significa stare nel Sé. Ne sei consapevole?
— Si, oggi mi stupisco di come sono condizionate le altre persone.
— Infatti. Il mondo perde di importanza. O il Sé o il mondo. Chi vuole cambiare il mondo è l’ego. Il Sé non se ne accorge nemmeno.
Hai visto com’è facile e naturale stare nel Sé? Te lo meriti❣
L’abbandono al Sé è uno e duplice. Abbandoni la tua identità, il Cuore, al Sé immutabile ed eterno. Ma abbandoni anche la tua persona ai movimenti incessanti di Shakti. Non ti opponi. Arrivano, ti attraversano e passano, e tu rimani sempre l’Eterno Immutabile. C’è da morire? Magnifico… 😂😂 Cosa vuoi che sia la morte? Sempre il Sé!!!
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Soham: — Le intenzioni personali sono “Voglio questo”, “Non voglio quest’altro”.
Quando non hai intenzioni personali, vuol dire che sei nel Sé. Hai sottomesso l’ego al Sé impedendogli di interagire con la mente e mantenendo invece l’attenzione sul Sé. Allora la mente si zittisce e il mondo sbiadisce. Anche se vivi in questo mondo, non appartieni a questo mondo. Tu vivi nel Sé, ed è quello il tuo mondo.
Hai solo intenzioni neutre, non collegate all’ego, che rispondono alla realtà fenomenica. Devi scrivere a qualcuno e te ne ricordi, devi andare a comprare il pane, devi prepararti da mangiare… Ma se trovi cibi diversi da quelli che volevi cucinare, va bene lo stesso, non c’è attaccamento.
Stare nel Sé è la vera rinuncia al mondo. È effettiva! Gli altri esercizi, tipo ‘il mondo non esiste’, sono preparatori. Non pensare che sia difficile. Dopo che hai provato a tenere l’attenzione sul Sé e non sulla mente, il sollievo dal preoccuparti di cosa ti capita è tale che non mollerai più, e dopo un po’ ti stabilirai nel Sé come residente! Devi solo rompere l’inerzia di mantenere l’attenzione sulla mente tenendola invece sul Sé.