Vi sono aspiranti a cui si dice: “Porta l’attenzione all’Io… Fonditi con l’Io”, e lui o lei risponde subito: “Sono già l’Io!”, intendendo che è già nell’unità con il Sé. Ciò nondimeno, la luce di questo Sé ha poco potere di fugare le ombre della mente.
Immaginate un bambino che sente forte il Sé nel suo cuoricino, pur non rendendosi ben conto della sua importanza. Questo bambino vive conflitti nella relazione con i genitori i quali lo riprovano, non lo apprezzano, ecc. Egli considererà più importanti i conflitti con i genitori che il Sé, di cui non riconosce ancora l’importanza. Ricordate? “Non è l’esperienza in sé che illumina ma la corretta comprensione della stessa”.
Il bambino cresce e intraprende la via spirituale. Riconosce facilmente il Sé, ma i contenuti della mente esercitano su di lui più attrazione che lo stesso Sé, anche se ora ne comprende l’importanza.
Bisogna ridare autorevolezza al Sé, e con questo tipo di aspirante lo si può far bene con la tecnica ‘In-Out’:
1. Porta tutta la tua attenzione all’Io (il Sé).
2. Porta tutta la tua attenzione al (contenuto mentale); esempio: “non valgo niente”.
Ripetitivo fino al dissolvimento del contenuto mentale.
La tecnica è come un ping pong. Non appena l’assistito porta l’attenzione sull’Io, ne dà conferma al trainer (sì, ok, fatto). Il trainer dà l’istruzione di portare tutta l’attenzione sul contenuto mentale, e l’assistito gliene dà conferma non appena l’ha fatto. In entrambe le istruzioni non deve soggiornare sull’item che gli viene indicato (l’Io o il contenuto mentale), ma semplicemente portarvi tutta l’attenzione e darne conferma al trainer che lo rimbalzerà sull’altro item.
Ogni 4-5 cicli il trainer chiederà: “Cosa è rimasto di “non valgo niente”?”
Il contenuto mentale si dissolve rapidamente, ma non necessariamente per sempre, come accade con altre tecniche. Qui il goal è abituare l’assistito a stare nell’identità e nel punto di vista del Sé. Sarà poi la luce del Sé a fare piazza pulita dei contenuti mentali.