una seduta con V.

Ho fatto una seduta con V. con le istruzioni: ‘Immergiti nell’Io, ‘Fonditi con l’Io’.

La seduta non stava fluendo bene, allora ho chiesto “Come mai non c’è passione nel fonderti col Vero Io?”. V. c’ha pensato, poi ha detto “È perché la mente mi dice che fin quando c’è un corpo non è possibile la liberazione. Mi appare V. (la sua persona) che deve fare questo e quello e quindi non può essere libero”.

“Sai che esiste una corrente di pensiero che lo afferma? Dicono che è possibile solo Videhamukti (la liberazione quando il corpo fisico non c’è), e non Jivanmukti (la liberazione mentre il corpo fisico è in vita).

“Contro tale affermazione vi è anzitutto da considerare che se non si è liberati, anche se non si ha più un corpo fisico (Annamayakosha), vi sono comunque altri corpi: il corpo pranico (Pranamayakosha), il corpo mentale (Manomayakosha), il corpo dell’intelletto (Vijnanamayakosha) e il corpo di beatitudine (Anandamayakosha). Questi corpi costituiscono comunque sovrapposizioni al Vero Io, e quindi sono altrettante barriere alla realizzazione così come lo è il corpo fisico. Coloro che affermano che solo Videhamukti è possibile sono maestri-sadhaka che non hanno completato il loro percorso spirituale.

“Leggendo Shankara mi sono reso conto che anche ai suoi tempi (788 a.C.) i maestri, in maggioranza, non erano realizzati. Potevano essere famosi, ricoprire importanti cariche religiose, ma nella maggioranza non erano realizzati. Come i due celebri maestri, Mandana Misra e sua moglie Ubhaya Bharati, contro cui Shankara dibatté. Essi affermavano la superiorità dei rituali braminici rispetto alla meditazione sul Sé, sostenendo che gli esseri umani possono conoscere soltanto le esperienze fisiche e non qualcosa di astratto come il Sé. Inoltre i rituali braminici non servivano per la liberazione, ma avevano il solo scopo di compiacere gli dei al fine di procurarsi un buon karma, così da potere rinascere nelle regioni celesti. Esaurito quel buon karma sarebbero rinati sulla Terra, avrebbero ripreso a fare rituali braminici per procurarsi un buon karma, per poter poi rinascere nelle regioni celesti, e così via con questo loop senza soluzione di continuità. Questa la maturità spirituale di questi due celebri maestri.

[Shankara fu un Avatar che ebbe il compito di ristabilire l’ordine nella babele degli insegnamenti spirituali che vigeva in India a quel tempo. Esistevano 72 sette religiose che si combattevano l’un l’altra. Shankara le sconfisse tutte con le armi della dialettica filosofica e ristabilì il primato dell’Advaita Vedanta].

“E poi Abhinava Gupta, il famosissimo maestro di Tantra, puoi trovare i suoi libri su Amazon. Anch’egli ingaggiò una disputa filosofica con Shankara e fu battuto. Shankara dimostrò la superiorità dell’Advaita Vedanta sul Tantra. Ma la sconfitta non andò a genio al famoso Abhinava. Che soluzione trovò? Usò la magia nera per procurare a Shankara una dolorosa fistola rettale – poi guarita da Padmapada, il primo allievo di Shankara, che sciolse il sortilegio. Pensi che Abhinava contattasse il Vero Io quando operò la magia nera? E che se mai avesse avuto un’esperienza diretta, avrebbe poi potuto fondersi nel Sé universale dopo aver commesso quel crimine senza ravvedersi? Quindi non mi stupisce che sia stato affermato che solo Videhamukti è possibile.

“Due cose rendono possibile Jivanmukti: il distacco dal corpo, dalla mente e dal mondo, che si ottiene attraverso l’insegnamento e la pratica spirituale; e il ‘vedere’ che Tutto È Il Sé. Il primo elemento concede la giusta discriminazione, il secondo consente l’Unità con tutto. Perciò non vi saranno resistenze se il tuo corpo dovrà compiere mansioni di cui sei responsabile, perché tu sei sempre Uno con tutta l’esperienza, inclusa l’esperienza relativa.

“Fai un intento di diventare Uno con l’idea che solo Videhamukti è possibile”. “Fatto”. “Cosa è rimasto di ‘solo Videhamukti è possibile’?”. “Vedo V. (la sua persona) che è costretto a fare dei lavori”. “Fai un intento di diventare Uno con quest’immagine”. “Ok”. “Cosa è rimasto di quell’immagine?”. “Per il momento non trovo niente”. “Cosa è rimasto di ‘solo Videhamukti è possibile’?”. “Non c’è più”. “Immergiti nell’Io”. “Sì”. “Fonditi con l’Io”. “Vedo che il Sé e il corpo sono la stessa cosa”.

“Mi fa venire i brividi, sempre. Mi fa venire i brividi quando il sillogismo paradossale di Shankara: ‘Brahman non è l’universo, Brahman è l’unica Realtà, l’universo è Brahman’, immancabilmente si conferma. Tu non sei il corpo, ma tu e il corpo siete la stessa cosa… L’oceano è la schiuma delle onde? No, ma l’oceano e la schiuma delle onde sono la stessa cosa. Fantastico! Questa è la realizzazione della session. Ci aggiorniamo alla prossima volta”.