— Ciao Sergio. Qualcuno dei tuoi allievi tiene qualche ritiro? poter dedicare ogni istante di tempo ed energia a Quello risulta più facile quando non si è impegnati in altro, per questo ti chiedo.
— Vedo che non siamo riusciti a stabilire un contatto e una buona comprensione tra noi.
PER FAVORE SENTITI LIBERO!!
Contatta altri insegnanti, fai i ritiri che ti piacciono, soddisfa le tue spinte di ricerca. Nessuna restrizione da parte mia! Magari trovi qualcosa più confacente a te: che bello, no?
Io sono qui e la porta è sempre aperta per te. Ma non venire a dire a un insegnante come dovrebbe insegnarti; se non ti piace rivolgiti altrove. Sono per l’amore libero 😁
— Chiedevo a te perché conosci i tuoi allievi e quindi sai se tengono un ritiro ad agosto, tutto qua. Se non fosse chiaro, con te mi trovo benissimo 😄
— Ci sei tutto il tempo e vuoi andare a un ritiro per capire di esserci? Perché no? Dopotutto formalmente siamo ancora in democrazia.
— Hai ragione, fa davvero ridere. È solo che a volte sento che vorrei dedicarmi completamente a Quello, ma essendo preso dal lavoro è a tratti più difficile.
— La questione è che non comprendi ancora cos’è la realizzazione, e ciò non ti fa comprendere l’insegnamento. Sei abituato a pratiche indirette, lignaggi, vari gradi di samadhi, divenire… Essere il Sé significa essere Shiva: niente mente (se non quella funzionale), niente mondo. Il mondo è il Sé versione quiz da Settimana Enigmistica: “Trova il tale oggetto in questo caotico disegno”. Per l’Advaita Vedanta il quiz è “Trova il Soggetto – che è l’unica Realtà – in questo bailamme del mondo”.
Quando comprendi che sei Shiva, può il lavoro limitarti? Può limitarti il corpo, il mondo, la morte? Non sei limitato da niente.
Momenti in cui puoi immergerti di più puoi trovarli anche fuori da un ritiro. Se vai a un ritiro è probabile che ti faranno fare tante cose che hai già superato, e lo stesso vale per le cose che ti possono dire a un Satsangha. Ti serve capire cos’è la realizzazione e come arrivarci. Per questo ti può aiutare un amico realizzato da casa, attraverso messaggi e qualche telefonata. Solo che invece di dirgli “ho delle difficoltà”, proietti il problema all’esterno e dici “Ho bisogno di un ritiro”.
Fai questo esercizio:
– Individua un momento sul lavoro che la mente ha giudicato essere limitante per te.
– Nota che il quel momento c’era il Sé-Shiva. Con l’immaginazione, fai un passo indietro e nota la Pura Coscienza di Shiva che sta in background, nello sfondo.
– Stai in Quella per qualche secondo.
Il Sé-Shiva c’è sempre, anche mentre lavori.
— Capisco, è solo che non posso fare a meno di notare che la percezione è diversa. Nel senso che vorrei essere sempre così com’ero in quei giorni dove tutto fluiva senza pensieri, senza resistenze, dove la Presenza del mio essere era totale, ecc. Non è che adesso ci sono resistenze o molti pensieri, ma come dicevo mi è impossibile fare a meno di notare la differenza.
— E perché quei giorni non sono durati? Cosa te ne fai di giorni felici che non durano?
— Non so rispondere.
— Rispondo io: non te ne fai niente di giorni felici che non durano!
— Sì, quello lo so. Intendevo dire che non so rispondere sul perché non sono durati.
— Non sono durati perché non ti sei ancora identificato col Sé-Shiva.
— Sì. Centrato in pieno.
— Vedi il Sé, ti fondi in esso, hai l’esperienza diretta, poi la beatitudine, ma quando sei sotto stress o in una situazione che giudichi limitante, ti identifichi nuovamente con una delle identità limitanti dell’ego.
Devi avere pazienza. Sono necessarie più esperienze del Sé perché l’aspirante realizzi, accetti di essere sempre Shiva, in qualsiasi condizione o situazione si trovi.
Quando l’identità del Sé-Shiva si è stabilita in te, allora guarderai il ‘robot’ T. (nome della persona) che espleta il lavoro come fosse un ‘pilota automatico’.
— Grazie, tutto ciò che hai scritto è verissimo. Mi sto commuovendo perché ho da sempre una voglia infinita di essere Quello per sempre 🙏
— LA REALIZZAZIONE È UNA COMPRENSIONE! A un certo punto comprendi che sei il Sé-Shiva, il Sé-Shiva diventa la tua Identità, e fine del percorso.
Tu hai già avuto questa esperienza in relazione all’identità di genere. C’è una fase in cui l’adolescente l’affronta. Si guarda allo specchio, non si piace, cerca di darsi qualche atteggiamento copiato dagli adulti o da qualche personaggio di un film che vada a confermare la sua identità di genere, è goffo, fa i suoi esperimenti con l’altro sesso ecc. Ricorda quand’eri in questa fase. Dopo tutto questo travaglio, a un certo punto hai capito che sei maschio e non ci hai pensato più.
La stessa cosa avviene col Sé. Vi porti ripetutamente attenzione, lo contempli, hai molte esperienze di fusione nel Sé, ecc. A un certo punto comprendi e accetti che sei Quello: fine del travaglio! Riposi nella tua Vera Identità senza sforzo, così come non ti devi ricordare di essere maschio, é semplicemente una cosa naturale, no?
In questo quadro, ha importanza la spinta a realizzare tutti i samadhi classificati? È come se tu dicessi: “Quando in auto sono seduto dietro sono meno maschio, invece quando sono seduto avanti sono più maschio, sono ancor di più maschio quando sono io a guidare. Quando sono seduto in poltrona con una gamba accavallata sono maschio così e così”. Si tratta di nonsensi. Quando la tua identità è maschile, sei maschio in qualsiasi posizione, situazione, stato fisico o psichico.
Lo stesso vale per il Sé!
Alla luce di come le cose realmente sono, nasce l’insegnamento. Non puoi sapere quando arriverà la radicale comprensione che sei il Sé e si trasformerà nella tua identità indelebile – questo, vien detto, dipende dalla Grazia –, ma puoi propiziarne l’avvento. Ad esempio, invece di preoccuparti di quanto siano profondi i tuoi samadhi, cura di notare continuamente che lo sfondo della Pura Coscienza (o Puro Essere), la tua Vera Identità, c’è sempre. Poi avrai esperienza di tutti i tipi di samadhi, avrai la mente con pensieri e senza pensieri, ma SEI SEMPRE TU. Sri Ramana Maharshi diceva: “Voi mi vedete parlare, mangiare, camminare, entrare in samadhi, dormire ecc. Ma io sono sempre lo stesso”.
Per favore rifletti su questo: ‘IO SONO SEMPRE LO STESSO!’.