L’Upadesha Manjari raccoglie le parole di Sri Bhagavan annotate da Sri Natanananda, uno dei primi devoti di Ramana Maharshi, in momenti diversi. Le annotazioni furono poi sistemate, ampliate e mostrate a Bhagavan, che le approvò, le supervisionò e le corresse di suo pugno.
Il tema di quest’opera sono l’eterno Brahman, che risplende quale Cuore di tutti i Veda e dell’Agama (la trasmissione spirituale), e la realizzazione del Sé, il bene supremo che dev’essere ricercato da ogni nobile aspirante.
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I colloqui che seguono sono tratti dal Capitolo 3, “L’Esperienza”.
7. Domanda – Si dice che il Brahman può essere compreso dalla mente e allo stesso tempo che non può essere compreso dalla mente, cosa significa?
Maharshi – Non può essere compreso dalla mente impura, ma può essere compreso dalla mente pura.
8. D. – Cos’è la mente pura e cos’è la mente impura.
M. – Quando il potere indefinibile di Brahman si separa da Brahman e, in associazione con il riflesso della coscienza (chidabhasa) assume varie forme, viene chiamata mente impura [Brahman è Pura Coscienza priva di associazioni. Questa è la nostra vera natura. Il riflesso della coscienza è il pensiero. Il pensiero agita le acque quiete del Brahman facendo apparire varie forme illusorie. Il Brahman allora, non consapevole di Sé, crede di essere quelle forme limitate e illusorie, e dice: “Io sono questo”]. Quando diventa libera dal riflesso della coscienza (abhasa) attraverso la discriminazione, è chiamata mente pura. Il suo stato di unione con Brahman è la sua stessa comprensione del “Brahman”.
L’energia che si accompagna al riflesso della coscienza [i pensieri hanno una carica] è chiamata mente impura [la mente impura è la carica vagante dei pensieri (incluse emozioni e sensazioni), senza questa carica essa diventa la mente del Brahman: ‘la vera natura della mente’, come viene indicata dai buddisti]. Il suo stato di separazione da Brahman è la sua stessa non-comprensione del Brahman.
[In altri termini, la mente pura è quella che non si identifica con gli oggetti e che quindi rimanda al Sé, la mente impura è quella che si identifica con gli oggetti e che quindi spalma l’Identità del Sé (So Ham, Io Sono Quello) su tutto l’universo illusorio. È sufficiente ricordarsi di essere il Sé per giungere a stabilirsi nel Sé senza sforzo. Devi ricordarti che sei il Sé e che, in quanto coscienza pura, non stai facendo nulla. Chi fa è la persona mossa da Shakti, che è l’amministratrice del film]
10. D. – Il Sé è esistenza e coscienza, perché allora lo si descrive come diverso dall’esistente e dal non-esistente, dal senziente e dall’insenziente?
M. – Sebbene il Sé sia reale, poiché comprende ogni cosa, non dà spazio a domande che coinvolgano la dualità riguardo alla sua realtà o irrealtà. Per questo si dice che sia diverso dal reale e dall’irreale. Allo stesso modo, anche se è coscienza, poiché non vi è nulla da conoscere o da cui farsi conoscere, si dice che sia diverso dal senziente e dall’insenziente.
[Per quanto tempo la luce della coscienza può restare accesa in uno stato in cui non v’è nulla da conoscere e nulla da farsi conoscere. Nata dalla dualità, prima o poi sarà riassorbita. La luce si spegne a causa di un assorbimento massimo, come la forza di attrazione della gravità di un buco nero; ma il fatto che la luce sia spenta non significa che il Sé non sia coscienza ed essere, significa solo che non ne hai esperienza.
La luce della coscienza è ciò in cui il Sé può specchiarsi e conoscersi; venendo meno lo specchio non vi è più esperienza possibile.
Nisargadatta dice: “la conoscenza è mente”. La conoscenza dell’uomo ordinario riguarda solo la conoscenza degli oggetti, è una conoscenza duale e ignora il Sé: è mente impura. La conoscenza dello Jnani è conoscenza del Sé, non è duale: è mente pura, che include il savikalpa e in nirvikalpa samadhi. Il nirvikalpa, al livello più elevato, è una conoscenza così sottile e impalpabile da costituire uno stato di passaggio tra conoscenza e non-conoscenza.
La conoscenza del Sé viene chiamata Turiya e non è una conoscenza duale, è un samadhi. Essendo un samadhi si evolve da sé. Perciò l’affermazione di Siddharameshwar, maestro di Nisargadatta, che dice: “Lo jnani che si è fermato alla conoscenza del Sé è sottosviluppato”, mi è incomprensibile. Se è sottosviluppato non è uno jnani. Si potrebbe fermare alla conoscenza del Sé solo un uomo che ha ne avuto un’esperienza-conoscenza temporanea e poi conserva quella memoria fissa nella propria mente. Perciò quando Siddharameshwar dice Turiya a quale esperienza si sta riferendo?].