Yoga Vasistha, Libro 3, Capitolo 9
1 Vasishta continuò:
Sono veramente lieti e gratificati coloro che con tutto il cuore e la mente sono sempre dediti alla santa conversazione tra di loro [satsangha]. 2 Coloro che si dedicano all’acquisizione della conoscenza e all’indagine della scienza spirituale, godono durante la vita nel corpo la medesima beatitudine di liberazione così come avviene per le anime disincarnate.
3 Rama disse: “Dimmi, o santo, la differenza tra la liberazione con e senza un corpo, affinché io possa cercare di imparare con una comprensione illuminata dalla luce delle scritture”.
4 Vasishta disse:
Chiunque resta com’è [cioè nello stato naturale] e continua intatto come vuoto in mezzo alla società è chiamato liberato mentre è nel corpo (jivanmukta). 5 Chi rimane impegnato soltanto nell’esercizio dell’intelletto e sembra dormire nel stato di veglia [sonno desto] sebbene conduca i suoi affari mondani, è chiamato liberato mentre è nel corpo. 6 Colui il cui volto non è né arrossato dal piacere né abbattuto dal dolore, e che rimane soddisfatto di ciò che ottiene, è chiamato liberato mentre vive con un corpo. 7 Colui il cui risveglio è uguale allo stato del sonno profondo, che non è sveglio di fronte alle disavventure dello stato di veglia, e il cui stato di veglia non percepisce i desideri ad esso inerenti, è chiamato liberato mentre è in vita con un corpo.
8 Chi, sebbene mosso da sentimenti di affetto, inimicizia, paura e simili è nella quiete, chiaro e indisturbato come il vuoto che è dentro di sé, è chiamato liberato mentre è in vita. 9 Chi non ha un’aria orgogliosa e non è presuntuoso quando fa qualcosa o si astiene dall’agire, è chiamato liberato nel Sé durante la sua vita. 10 Chi, come il Sé Supremo, con un solo sguardo o con un battito d’occhio ha una visione completa dell’intera creazione e della distruzione finale del mondo, si dice che sia liberato mentre vive con un corpo.