— Sono un ragazzo di 24 anni e sono entrato sul cammino quando avevo circa 12 anni. A quei tempi ovviamente non ero maturo abbastanza per avvicinarmi alla forma più pura dell’insegnamento e ho vagato per molti anni tra vari percorsi di stampo esoterico e tutto questo senza guida alcuna. Tutto ciò che so e che ho sperimentato è stato da autodidatta. Non ho mai avuto contatti con maestri realizzati se non tramite i loro libri. La mia è stata una ricerca solitaria, buia e piena di contraddizioni. L’unica guida che avevo era il ricordo di una pace senza nome e senza tempo che avevo provato da bambino e che si era ripresentata a me sotto forma di esperienze di apertura, di satori, durante l’adolescenza. Nonostante quel ricordo, per molto tempo la mia vita è stata un costante paradosso. Un alternarsi di luce e ombra, di serenità e di profonda solitudine e depressione. Questo alternarsi però non mi ha mai scoraggiato perché dentro di me c’è la certezza che nulla di reale può essere minacciato. Ho conosciuto la pace del Sé in modo palese durante il lockdown del 2020 e quello è stato un punto di svolta. L’isolamento e la mancanza di pressioni da parte della società mi ha permesso di lasciar andare e di sperimentare la vera semplicità e l’amorevole accoglienza del Sé. Quello stato di abbandono è durato finché ero libero da impegni reali e da pressioni. Una volta tornato alla normalità e al ritmo alla vita quotidiano, ho ricominciato la mia odissea personale. I difetti del mio carattere sono la dispersività e l’incapacità di domare l’energia sessuale. Ma non manco di dedizione e di passione. Ho tanta energia ma non sono in grado di indirizzarla nei posti giusti e la disperdo in mille attività oppure ‘mi addormento’. Sul piano razionale ho compreso molte cose e forse questo è l’impedimento più grande ad una realizzazione diretta. Nonostante non sia preoccupato del futuro, sembra che sia costantemente preoccupato di essere io ‘l’attore’ e il direttore della mia vita. Nonostante ciò, ho visto chiaramente che non c’è un vero attore, non nel senso che non vi una persona che fa cose. Ma la mia tendenza ad addormentarmi mi porta a comportami come se ancora ci fosse una persona. In ogni caso, la mia mancanza di direzione è la cosa più frustrante, perché mi allontana costantemente da me stesso e inizio a preoccuparmi di dirigere l’esperienza. Essere lontano da quella pace che so che è già qui e che mi chiama costantemente è la sofferenza più grande che provo. Una pace che mi continua a parlare ma che non posso avere, perché so che nessuno può averla perché richiede un totale abbandono.
Con questo messaggio vorrei chiedere se è possibile ricevere qualche indizio per orientarmi verso una cosa sola. Mi piacerebbe avere un’unica sadhana da portare segretamente nel cuore, da custodire e da portare avanti nel silenzio mentre compio le mie attività quotidiane. Lei può aiutarmi con questo desiderio?
Con gratitudine,
D.
— Ti scrivo soltanto adesso perché sono rientrato ieri dall’estero.
Molti conoscono il Sé, ma fondere ‘definitivamente’ la propria individualità nell’oceano del Sé è cosa TOTALMENTE diversa. La diversità sta nel fatto che, nel secondo caso, le vasana (spinte, desideri, identificazioni verso il non-Sé) si sono ‘definitivamente’ estinte.
Le distrazioni sono il frutto di una mente debole, la concentrazione è ciò che la rafforza.
Cosa dunque puoi fare?
1) Ricorda continuamente a Te Stesso ‘Chi Sei Tu’ attraverso il questioning ‘Chi sono io? Chi sta sperimentando questo pensiero, desiderio, ecc.?’.
2) Osserva le tue distrazioni.
Devi fare questi due passi con assiduità, altrimenti non funziona. Questo è il tuo esercizio di Concentrazione. Se lo farai con assiduità, gradualmente si produrrà una crescente disidentificazione dal non-Sé. Sono processi lunghi e quindi richiedono costanza.
3) Parallelamente puoi pregare Iddio affinché ti aiuti a venir fuori dalle distrazioni.
Un caro saluto.