— Nel nirvana probabilmente c’è serenità. Poi ho pensato che c’è molto di più della serenità, pur non essendoci niente.
— Sì, la pace è assoluta. Ma il realizzato non forza il pensiero né il ricordo del ‘Niente’. Lui accetta la forma e il modo in cui Dio di volta in volta gli appare. Quindi Dio è ciò che appare in quel momento, e il realizzato è Uno con quell’insieme che appare. Ciò significa stato unitivo, immanenza, essere l’eterno presente. Allo stesso tempo, riconoscendo ogni apparente differenziazione come l’Uno senza secondo, trascende tutto.
Ma per ottenere questo, l’io individuale, legato a una forma corpo-mente, dev’essersi estinto. Il fiume deve estinguersi nel mare.
Come si fa ad estinguersi nel mare? Per te che conosci il Sé e vi permani per del tempo, il modo è: TOTALE ABBANDONO AL DIVINO. Infatti, quando esci dal Sé, è perché interrompi l’abbandono al Divino, rindossi l’ego e cominci a ragionare ed agire secondo il punto di vista egoico.
Non basta la comprensione della Verità per liberarsi, È NECESSARIO DEPORRE L’EGO E ABBANDONARSI TOTALMENTE AL SUPREMO.
Perché quest’ultimo atto appare così difficile da compiersi? Perché l’ego perde tutto: non c’è più nessun gioco né alcun giocatore. Ciò appare all’ego come MORTE, e ne ha terrore. Ma la sofferenza del vivere nel film gradualmente distacca dagli attaccamenti verso il gioco del mondo. Parallelamente aumenta la devozione per il Divino. Il pensiero dell’aspirante si allinea al dharma; se è arrabbiato, non si abbandona più alla fantasia di colpire qualcuno; adempie al dharma anche nel pensiero. La sua mente diventa sempre più rivolta a Dio o allo Spirito, invece che al mondo.
Con tale purificazione il salto della rinuncia all’ego non appare più così ciclopico e l’aspirante trova infine la forza di compierlo. ALLORA DEPONE L’EGO E SI ABBANDONA AL DIVINO.