Io non sono mai nato
Né sono mai stato coinvolto in qualche azione
Sono la pura coscienza che è talmente placida che nemmeno sa di Sé
Da dove dovrebbe derivarle la spinta, l’idea, lo sforzo per l’azione di conoscersi?
È e basta!
Né ciò si può dire ignoranza che è qualcosa che esiste solo nella mente.
In tale luce, la realizzazione è un evento che segna la fine dell’illusione
Cioè la fine dell’identificarsi con gli oggetti del mondo.
Una volta che tale risveglio è avvenuto
Esso ricade nell’oblio della pace perfetta, priva d’ogni azione, della non-mente, cioè del Brahman.
Non so nemmeno che giorno è.
È come quando Mukti dice:
“Non so se sono nella veglia o nel sogno”.
Vi è forse una differenza?
La mente riappare solo perché c’è ancora un corpo che deve fare qualcosa
Altrimenti non vi sarebbe nessuna azione di dover conoscere.
Amate, Amati,
È così anche per voi?
Mi confermate il riassorbimento della realizzazione?
In verità non c’è né conoscenza né non-conoscenza.
Ma questa frase trae in inganno se letta con gli occhi della mente.
La pura coscienza è oltre conoscenza e non-conoscenza
Cioè non recepisce proprio l’esistenza dei due.
Questa è la Pura Coscienza
Questo è il Brahman
Questo è l’oltre la mente.
E a quelli che dicono che la coscienza è dotata di autoconoscenza, cosa rispondiamo?
Mi sembra un’affermazione azzardata!
Propenderei più per Nisargadatta che afferma: “La conoscenza è mente”.
Però non si può dire nemmeno che la coscienza è non-conoscenza.
Ora capiamo perché Dakshinamurti ha insegnato senza dire una parola
Parlare del Brahman è un’antinomia
Però praticamente la totalità degli aspiranti ha bisogno di qualche indicazione che la ispiri ad andare nella direzione giusta
Da qui il Capitolo 26 della Ribhu Gita e tentativi simili.
Tutta la confusione dei falsi insegnamenti:
‘Non c’è niente’ contro ‘C’è l’illuminazione’
‘Non c’è nessun Sé superiore’ contro ‘C’è un Sé superiore’ ecc.
Nasce dal non aver raggiunto il Brahman
Che è il nirvana, il nirvikalpa, il sonno profondo, che sono la stessa cosa
Brahman che, attraverso la comprensione, diviene infine la propria identità
Qualora vi fosse mai bisogno di ricordarsene…
La risposta e soluzione a tutto questo, Amati
È l’Abbandono al Brahman
Non il ragionarci su
Che invece è stare nella mente
Che è allontanarsi dal Brahman.
Che Meraviglia❣
L’Abbandono al Brahman.
Permettetemi di concludere con i versi del Leopardi
Tratti dalla poesia che giustamente si intitola ‘l’Infinito’:
“E il naufragar m’è dolce in questo mare”❣❣❣
* * *
Muktiji: — Amato che meraviglia! Trovo perfetta l’espressione ‘Riassorbimento della Realizzazione’. È in qualche modo la chiusura del cerchio, il placarsi delle onde del mare, una ruota che finisce la sua corsa… “La mente riappare solo perché c’è un corpo, altrimenti non vi sarebbe nessuna azione di conoscere”. Sì è così. Si potrebbe dire che ogni definizione o parola sia un limite; sembra quasi un paradosso dover ricadere nell’oblio…
Soham: — Sembra un paradosso solo alla mente. Invece è così naturale, no? Assorbiti nel nirvikalpa è tutto così meravigliosamente perfetto 💓
Muktiji: — Sì, inizialmente è un po’ un paradosso, poi diventa semplice e naturale abbandonarsi… È così.
* * *
E ora rimettiamo il coperchio sulla mente e lasciamo che sia solo il Brahman, in cui non vi sono dubbi, domande e discussioni.