— Caro Sergio, è tutto cosi indifferente!! Provo un senso di distacco cosi sereno!!! Ma quante sciocchezza spirituali mi sono bevuto in passato!!!? ah ah ah ah!!! Quanta pattumiera spirituale inutile ho letto e ascoltato!!!!!
Mi sento “assorbire”… “ritornare”, “riportare” a me stesso… solo a me stesso. Non esiste Dio! Oppure Dio è ogni cosa vivente.
In più!!! provo un calore immensoooo!!!! E non è l’estate! non è il caldo! Mi sento un tacchino in una pentola a pressione!!!! Quando sudo!!
Con amore, seppur indifferente
— Sono varie fasi della disidentificazione dalla persona e dall’io individuale. Sono mutevoli prima che l’identificazione crolli del tutto.
Tu devi sempre continuare l’autoindagine, in maniera sempre più incessante, acuta e sottile.
Tu sei abituato a pensarti come una persona, che è un pacchetto di impressioni/immagini mentali con al centro il concetto di ‘io individuale’ (il jiva).
La domanda “Chi sta provando questo?” riporta la tua osservazione su questa falsa identità, e a furia di osservarla essa evapora.
Contemporaneamente all’evaporazione della falsa identità individuale svanisce il mondo, che è solo il riflesso della reazione del falso soggetto ’io individuale’ (che è l’origine della mente) con le apparenze, cioè con le fluttuazioni dell’energia (prana) – vorrei ricordare che nirvana significa nirvi-prana, cioè prana fermo, nessuna fluttuazione mentale (vritti), che poi si traduce nell’esperienza del Silenzio/Consapevolezza che è il Sé. L’io individuale nasce in ognuno di noi verso l’età dei 3 anni, quando si cominciano a imparare le parole (concetti, etichette), allora il bambino esce dal ‘paradiso terrestre’ in cui non conosce, ma solo è.
La prima cosa che fa l’io individuale è identificarsi col corpo fisico (dato che tutti lo considerano tale). Poi comincia a desiderare di sopravvivere e vincere come entità mente-corpo (l’io individuale è già mente). In questa prospettiva possiede le varie esperienze, le riferisce a se stesso, e le valuta in base alla sua spinta a sopravvivere e vincere. Comincia perciò a dare un nome alle varie apparenze – le etichetta. Alcune le desidera, altre le respinge, e si identifica con questi moti di attrazione e repulsione.
Quando crolla l’impressione di essere una persona e un io individuale, contemporaneamente svanisce il mondo; puoi al massimo osservare la tua forma di sogno muoversi nel sogno di maya. Ora la tua attenzione non è più di fronte alla scelta se indirizzarsi all’illusione o alla Realtà e viene spontaneamente assorbita dalla Realtà.
Poiché i pensieri nascono dalla reazione dell’io individuale con gli oggetti di sogno, una volta che l’io individuale (e quindi anche il mondo) è scomparso, spontaneamente non ci sono più pensieri: c’è un Silenzio/Consapevolezza, e infine capisci che tu sei Quello.
Anche in questo stato, l’autoindagine dovrebbe continuare (in una forma adeguata a quel livello) fin quando esistono ancora vasana (desideri). Se per esempio sorge una spinta a fare sesso, si dovrebbe portare l’attenzione su ‘chi’ ha questa spinta. Si vedrà che è una falsa identità mentale, che osservata svanirà, e quella spinta ritornerà ad essere assorbimento nel Sé, Sat-Cit-Ananda.
A questo punto ci sono alcuni che dicono: “Ah, io sono distaccato dalla mia forma, faccia ciò che vuole. Lei vuole mangiare, bere, far sesso. Che sia! Io non ne sono coinvolto”. A suffragio della loro tesi essi di solito citano una lista di presunti realizzati che sono stati assidui frequentatori di lupanari, bettole ecc.
Hum… La verità è che il 99,9% di queste persone è profondamente ‘dipendente’ dal desiderio (lo dico come fosse una droga, e infatti è la droga principale). Essi, invece di riconoscere la loro ‘dipendenza’, la giustificano per indulgere, e così si rendono schiavi.
Perciò vedi tu se fai parte dello 0,1% di realizzati frequentatori di bordelli… Buona fortuna…