vacuità

L’importanza della ‘consapevolezza della vacuità’ attraverso le parole di Sri Ramana:

“I pensieri sono dovuti all’identificazione del Sé con il non-sé [le apparenze: la pluralità, oggetti del mondo fisico e mentale]. Quando il non-sé scompare, rimane soltanto il Sé. Per fare spazio ovunque è sufficiente rimuovere delle cose. Lo spazio non è qualcosa di nuovo da creare. Anzi, lo spazio esisteva anche quando era strapieno”.

Il mio lavoro sulla vacuità, non è cercare la mente né un vuoto mentale che in definitiva è un oggetto osservato. È riconoscere che le apparenze sono prive di sostanza. Ciò perché anche dopo delle esperienze dirette e quando il dimorare nell’Io Sono diventa agevole, resta l’abitudine, sostenuta da tutto l’andamento della vita, a considerare reale l’illusione. Il mio lavoro sulla vacuità non conduce a un oggetto mentale (il vuoto) ma al Sé.

Di seguito l’intero colloquio di Sri Ramana:
245. Due signore parsi, Gulbai e Shirinbai Byramjee, posero delle domande su una questione importante. Tutte le loro domande si potevano riassumere in questa: “Capisco che il Sé è al di là dell’ego, ma la mia comprensione è teorica e non pratica. Che cosa devo fare per ottenere la realizzazione pratica del Sé?”.
M. – La realizzazione non è qualcosa di nuovo da acquisire. È già là. Tutto ciò che bisogna fare è liberarsi del pensiero ‘non ho realizzato’.
D. – Non c’è bisogno di fare lo sforzo?
M. – No. La tranquillità di mente o pace è la realizzazione. Non vi è un solo istante nel quale il Sé non esista.
Fino a quando avrete dei dubbi o il senso di ‘non essere realizzata’, dovrete fare lo sforzo di liberarvi di questi pensieri.
I pensieri sono dovuti all’identificazione del Sé con il non-sé. Quando il non-sé scompare, rimane soltanto il Sé. Per fare spazio ovunque è sufficiente rimuovere delle cose. Lo spazio non è qualcosa di nuovo da creare. Anzi, lo spazio esisteva anche quando era strapieno.
L’assenza dei pensieri non significa vuoto. Ci dev’essere qualcuno che faccia l’esperienza del vuoto. Conoscenza e ignoranza appartengono alla mente, nascono dalla dualità. Il Sé invece è oltre la conoscenza e l’ignoranza. È la stessa luce. Non è necessario che vi sia un altro Sé per vedere il primo. Non esistono due Sé. Ciò che non è il Sé è non-sé. Il non-sé non può vedere il Sé. Il Sé non ha vista e udito. Esso trascende ogni cosa ed è, tutto solo, pura coscienza.
Una donna immagina erroneamente di avere perduto la sua collana, che invece porta sempre al collo. Si mette a cercarla dappertutto, finché un’amica la mette di fronte alla verità. E lei che ha creato l’impressione di aver perso qualcosa, il suo stato d’ansietà, il bisogno di ricerca e il piacere del ritrovamento. Allo stesso modo, il Sé è sempre presente, che lo cerchiate o no. Come la donna prova la sensazione di aver ritrovato la sua collana, così la rimozione dell’ignoranza e la cessazione della falsa identificazione rivela il Sé che è eternamente presente, ora e subito. Ciò è chiamato realizzazione. Non è nulla di nuovo. Consiste solo nell’’eliminazione dell’ignoranza, nient’altro.
Il vuoto mentale è la cattiva conseguenza del tentativo di cercare la mente. La mente dev’essere estirpata completamente, radici e rami. Scoprite chi è colui che pensa, colui che cerca. Siate il pensatore, il ricercatore. Tutti i pensieri spariranno.
D. – Allora rimarrà l’ego, il pensatore.
M. – Quello è il puro ego, purificato dai pensieri. E uguale al Sé. Fino a quando ci sarà la falsa identificazione i dubbi continueranno e sorgeranno delle domande che non finiranno mai. I dubbi cesseranno solo quando si metterà fine al non-sé. Ciò produrrà la realizzazione del Sé. Non resterà più nessuno a dubitare o a chiedere.
Tutti i dubbi dovrebbero essere risolti dentro di sé. Nessuna spiegazione verbale potrà mai soddisfare. Aggrappatevi al pensatore. Solo quando non si rimane aggrappati al pensatore gli oggetti appaiono all’esterno e i dubbi si levano nella mente.