— Mukti è la definitiva morte della capacità di conoscere ?!?
— Qui le parole ci aiutano poco. Mukti è la definitiva morte dell’io agente e delle sue capacità (non dal punto di vista della forma corpo-mente, ma dal punto di vista dell’Essere). Quando sei nel Sé non c’è nessuna idea di conoscere, che presupporrebbe un io conoscitore, perciò si può dire che non c’è conoscenza; però anche non sei nell’incoscienza, perciò quello è una stato di conoscenza in sé, anche se assai diverso dalla conoscenza ordinaria. Quindi Ramana dice che il Sé è autoconoscenza e Nisargadatta dice il contrario.
Nella mia esperienza vi sono momenti di profondo assorbimento dove quasi non c’è possibilità di registrare che vi sia una conoscenza – ma, a guardar bene, quello stato di oblio di qualsiasi impressione, non è completo oblio perché contiene in nuce la conoscenza di Sé; mentre vi sono altri momenti in cui il Sé si riflette più esplicitamente nello specchio della coscienza, vede se stesso ed è consapevole dell’autoconoscenza. Questi due poli oscillano come un’altalena, vanno e vengono, ed è sempre realizzazione. Anche Rajiv mi diede conferma che è così.
Alcuni jnani prediligono i momenti di difficile autoriconoscimento della conoscenza, e dunque scrivono che il Sé è non-conoscenza; altri prediligono i momenti di piena autoconoscenza, e scrivono l’opposto. La cosa divertente è che pare tra di loro si capiscono, dato che Nisargadatta teneva la foto di Ramana nel luogo dove dava il satsanga.
In me la cosa è piuttosto comica. A volte esco dalla meditazione dicendo “Basta! Non c’è nessuna conoscenza”… Butto giù due righe sull’argomento pensando di postarle dopo la prossima meditazione… Poi, dopo la prossima meditazione esco dicendo “Il Sé è assoluta autoconoscenza” e cancello quello che avevo scritto… Adesso mi sono rilassato…
Non si riesce a dirimere queste apparenti dispute/contraddizioni se non con l’esperienza diretta di quello stato non-stato.
Vedi come le parole traggono in inganno a quei livelli così poco umani