È un paradosso difficile da spiegare, ma ci proverò…
Con lo stato naturale i desideri possono aumentare, dato che non c’è nessuno che cerca di fare austerità, ma non c’è sofferenza se non si soddisfano; anzi… che si soddisfino o meno, è uguale! L’attenzione non rimane fissata a lungo sulle cose.
Rajiv, il mio ex maestro, mi aveva sempre detto che mentre la sadhana comporta una sempre maggiore consapevolezza, lo stato naturale al contrario va verso una sempre maggiore inconsapevolezza. È così… l’inconsapevolezza è dovuta a una noncuranza di base verso il mondo fenomenico e, come abbiamo detto, il Soggetto, il Sé, è integrato, e non ci va più attenzione, come non vi accorgete del fegato quando funziona bene.
Così l’attenzione è libera, a volte ci si sente come un bambino attratto da questo e da quello, ma non si fissa su niente.
Da giovane ho avuto dei gatti. Due gatti sono molto amici, poi uno muore e il giorno dopo l’altro non se ne ricorda più. Per un essere umano è inconcepibile, ma quello è attaccamento. Ranjit Maharaj insegnava che quando uno muore non bisogna più pensarci.
Quindi si diventa un po’ come un gatto; la differenza è che l’animale è ancora tanto legato agli istinti, mentre si spera che uno jnani non lo sia…