— La notte scorsa è stata una notte di gran lavoro… Mi sveglio di soprassalto alle 3 di notte colta da un forte senso di ansia, quasi angoscia, che mi attanaglia lo stomaco. Provo a fare un po’ di reiki e rilassamento, nella speranza di riaddormentarmi, immaginando già la mia difficoltà ad affrontare la giornata che seguirà. Ma nulla. Allora mi metto a sedere e comincio a meditare. Porto istintivamente l’attenzione al Sé, poi penso al terzo occhio e mi sposto, ma l’attenzione torna al Sé. Non so riportare con precisione tutti i passaggi che ci sono stati, perché il mio stato meditativo veniva intramezzato da momenti di sonno e/o di sogno.
La cosa particolare che ho vissuto è stata, a un certo punto, una condizione di abbandono profondo. Come un abbandono alla morte, al compimento. Un liberarmi di qualsiasi peso e decisione legati alla mia vita e alla mia espressione. Era un abbandono “aperto”. Un abbandonarsi completamente in apertura, con una nota di cuore. L’energia andava e veniva, a tratti forte, riportandomi a uno stato di veglia, a tratti invece dolce, riaccompagnandomi nel sogno. Mi chiedevo, ogni tanto, se sarei stata in grado di riportare questa resa nella mia veglia, nella vita quotidiana e il desiderio di essere in grado di fare questo era molto forte. Lo osservavo e osservavo qualsiasi elemento della mia mente e personalità accettandolo e permettendo che fosse, accettando di avere un attaccamento ma anche facendo l’atto interiore di lasciare che vada. Ho scorto in sottofondo a tutto questo gran lavorio, una sensazione di “fiducia” verso la mia natura e un’apertura ad essa. E un gran desiderio di mollare tutto.
— Meraviglioso!!! Quando avvengono esperienze/cambiamenti tra sogno e veglia sono rapidissimi e profondi. Viene piantato un sema indelebile destinato a sbocciare: tanto prima quanto si è assidui nella sadhana o nel dimorare nel Sé.