Una volta gli dissi: «La nostra gente crede che gli animali non possano ottenere direttamente la liberazione, dovendo prima raggiungere la condizione umana per ottenerla. È vero questo, Bhagavan?». Rispose: «No, non è necessario. Non hai udito per esempio di Gajendra?» (Secondo i Purana, l’elefante Gajendra invocò Dio mentre era nella stretta fatale di un coccodrillo ottenendo la liberazione).
Questa conversazione ebbe luogo molto tempo prima della morte di Lakshmi, la mucca del nostro ashram. Non ero presente quando morì, ma quando tornai un mese dopo, Bhagavan mi mostrò l’epitaffio che aveva composto per la sua tomba: “Venerdì, il quinto di ani, nell’anno sarvadhari, il dodicesimo giorno di luna crescente, sotto la costellazione visakhu, la mucca Lakshmi ha ottenuto la mukti”.
C’era un punto che non mi era del tutto chiaro e gli chiesi: «Questo termine indica effettivamente che il giorno in cui morì, Lakshmi ottenne la liberazione, oppure…», e stavo per aggiungere «è un eufemismo per dire che morì, come di solito usa la nostra gente?». Ma compreso il mio ragionamento, mi interruppe immediatamente: «Sì, la parola significa proprio questo».
L’epitaffio sulla tomba all’interno all’ashram testimonia che la mucca Lakshmi ottenne la liberazione il 18 giugno del 1948. Bhagavan mi diede da leggere tutte le poesie scritte su Lakshmi dai devoti delle varie etnie. Dopo averle lette, cercai di approfondire la storia di Lakshmi dal suo arrivo all’ashram fino alla morte. Pensando di fare una cosa gradita, scrissi l’intera storia e, dopo che Bhagavan la corresse, fu pubblicata dall’ashram con il titolo ‘La Mucca Lakshmi’ (Lakshmi the Cow).
[da Sri Ramana Maharshi ‘Ricordi’, Vol. 1, Edizioni ‘I Pitagorici’]