Un carissimo fratello spirituale ed amico sta vivendo da tempo grande, direi eccezionale difficoltà nella vita materiale. Ciò si riversa sulla sua famiglia dandogli molta pena. Siamo rimasti in contatto e un po’ di giorni fa gli ho inviato il primo Volume di ‘Ricordi di Sri Ramana Maharshi’, memore che quando si attraversano periodi assai difficili, leggere della vita dei santi aiuta a superarli.
Stasera mi scrive:
— Ho avuto un piccolo samadhi… Era da qualche tempo che non ne sperimentavo.
— Quando l’hai avuto?
— Leggendo la parte sul silenzio… dopo aver postato la foto di Shiva come Maestro.
— Sono invadente se ti chiedo di descrivermi la tua esperienza? Puoi non farlo, non è una check!
— Cado nel silenzio dentro di me… La coscienza del corpo si perde… Sono riuscito a pizzicarmi abbastanza forte per fare una prova ahahah… Sentivo il dolore ma molto poco e come un fatto marginale… Poi diventa difficile muoversi… Resta a volte una voce che dice qualcosa… non ricordo cosa in questo caso… E appare una gioia-pienezza-felicità… Tutto cade. Non esistono problemi, né dolore, né sofferenza e vorrei sempre restare lì… Ma voler restare lì lo sento, diciamo, dopo…
— Grazie. Te l’ho chiesto per postarlo. Le esperienze vere degli altri aspiranti ispirano molto…
— Sì, anche con Swami ci esorta a condividerle per ispirare; non certo per esibirsi. Ramana ha molto da insegnare anche su questo, sulla discrezione…
— Le esperienze condivise col Sangha (la comunità dei praticanti) sono Satsangha (stare in compagnia del Maestro), non esibizione. Gesù diceva: “Quando due o più si riuniscono nel mio nome, Io sono tra loro”.
— Vere le tue parole. Vedo ora quanti problemi salgono dalla mente ma nel Sé proprio non ci sono… Come faccio a scordarmene sempre, Sergio? Ricordo cose che non servono e scordo quelle utili… ahahah