Al ritiro di Renato ho avuto la conferma della differenza che corre fra quanto mi succede nella vita ordinaria e quello che avviene nei Ritiri intensivi.
È infatti un periodo che mi sento preso e distratto da azioni compulsive, soprattutto di un certo tipo, e faccio fatica a ‘perdonarmi’ questo perché ci vedo una perdita di consapevolezza; e d’altra parte, e per contrasto, sento dentro la fiducia che comunque in un Ritiro serio tutto questo non accade, e in effetti così succede sempre, anche questa volta.
Dopo la prima diade della sera dell’arrivo e le prime del mattino dopo, la mente ha iniziato ad acquietarsi e la mattina del secondo giorno intero, sentendomi già alquanto stabilizzato, son passato al koan ‘Stai nell’Essere’, mentre all’inizio del ritiro l’istruzione era ‘Ama quel che appare alla tua coscienza’. E così è andata fino alla fine.
Ho notato che questa volta, rispetto al passato, anche fuori dalla meditazione formale – ad esempio durante la passeggiata – riuscivo a stare un po’ più nella Presenza e nella Consapevolezza.
Facendo diadi a volte si può essere aiutati dalla ‘fortuna’: ho infatti avuto la buona sorte di stare in diade con una persona – un veterano – che nella suo ruolo di partner che medita ha iniziato a condividere un suo vago senso di insoddisfazione, perché infatti, pur trovandosi in uno stato tranquillo e silenzioso, diceva che sentiva la mancanza della gioia e del’amore che aveva invece percepito in passato in quello stesso stato.
In quel momento, essendo io la sua controparte in ascolto, non potevo ‘tecnicamente’ intervenire o fargli domande, ma avevo un sospetto, e cioè che anch’io mi trovassi nella stessa condizione: anch’io infatti avevo la mente silenziosa ma anche sensazioni non del tutto gradevoli, nel mio caso stanchezza e debolezza.
È successo comunque che il compagno di diade ha deciso di alzarsi dalla sedia per un dokusan da Renato. La risposta che ha avuto era proprio quella che serviva anche a me, che sono riuscito a udirla perché nel mio silenzio mentale avevo i sensi molto acuti: lo stato di consapevolezza non si presenta mai allo stesso modo, non sempre ci sono ‘effetti speciali’, non bisogna avere delle aspettative al riguardo.
È una di quelle cose che si leggono e sentono tante volte, ma quando le si impara in presa diretta, dentro all’esperienza, hanno molto più valore.
E chissà che un giorno capisca che – chissà – anche la compulsione può essere vissuta con consapevolezza
Grazie Renato e grazie al Satsangha ❤