Teniamo la mente fluida ma non dispersa; nessun pensiero passa inosservato, ma l’attenzione non è fissata:
è lo stato naturale della mente, libera e chiara.
Se quando pratichiamo in Diade o nello Zazen sediamo così – completamente, senza escludere niente, e profondamente, senza lasciare nulla di nascosto alla consapevolezza – la pratica non è più solo un mezzo per un fine, ma il fine stesso.
Portando questo atteggiamento nella quotidianità, questo stesso diventa la pratica effettiva in cui si manifesta la realtà oltre il velo dei concetti.
Scrive Eugen Herrigel nella sua introduzione a ‘Lo Zen e il tiro con l’Arco’:
“Quando questo è raggiunto, l’uomo pensa eppure non pensa.
Pensa come la pioggia che cade dal cielo,
pensa come le onde che corrono sul mare,
pensa come le stelle che illuminano il cielo notturno,
come le foglie verdi che germogliano sotto la brezza primaverile.
Infatti è lui stesso la pioggia, il mare, le stelle, il verde”.
Marco Mineo