A volte nella sadhana ci sono delle barriere forti. Ad esempio l’aspirante medita e gli compare un’immagine mostruosa che lo spaventa. Allora chiama il maestro e attraverso il dialogo capisce che si tratta solo di una trappola della mente. Poiché il fenomeno è forte, una volta tranquillizzato egli è invogliato a sbaragliarlo.
Ma le barriere più perniciose solo quelle quasi invisibili. Ad esempio una distrazione… L’aspirante passa la giornata senza far niente e non trova un momento per meditare. Poiché la barriera è invisibile non chiama il maestro e continua a star lontano dalla pratica per parecchio tempo. Se però gli capita di chiamare il maestro e il maestro gli chiede “Perché non mediti? Cosa hai fatto oggi?”, egli trasecola perché si rende conto che ha perso tempo tutto il giorno – e così i giorni addietro – senza sapere perché non si è seduto a meditare.
In realtà quel fenomeno quasi invisibile è una bella trappola dell’ego per tenerlo lontano da un successo spirituale che stava arrivando. L’ego ha avuto paura di morire ed ha escogitato la barriera invisibile.
Mi verrebbe da concludere alla Bruce Willis: solo i veri duri vanno all the way, fino in fondo … Ma traduciamola in maniera spirituale: solo chi ha un ARDENTISSIMO DESIDERIO PER LA LIBERAZIONE ce la fa…