— Sto bene… Questa settimana sono stato impegnatissimo. Questo mi ha impedito di praticare come faccio abitualmente. Poi è successa una cosa… Ho avuto un’esperienza che è durata alcune ore. Non saprei descriverla, ma ho finalmente capito qualcosa che ignoravo prima: tu puoi essere cosciente di essere nulla e che tutto è nulla, eppure contemporaneamente puoi essere completamente immerso, concertato e responsabile del gioco che stai facendo nel sogno della vita.
Non c’ero mai arrivato esperienzialmente… Leggevo il “Sutra del Cuore della Perfetta Saggezza”, e giù attraverso elenco delle componenti basali del tutto che sono nulla, e poi Buddha conclude: “Per questo il Bodhisattva e sereno e non ha paura di niente”. “Sereno??? Questo sarà uno zombi!”, pensi tu…. Ma Ranjit la stessa cosa dice: “Devi essere cosciente che non esiste niente del sogno,” e aggiungeva, “ma puoi impegnarti anche molto in quello che stai facendo”.
Mai capito prima… Ma in quelle ore è successo proprio questo. Come spiegarlo a parole?…
— Capisco perfettamente. In qualche modo lo sperimento ogni giorno, se no come potrei sopravvivere?
Fare, dedicarsi non vuol dire appartenenza a ciò che si fa e nemmeno a colui cui ci si dedica. Sarei già come un vaso ridotto a pezzi senza più riuscire a unire i cocci.
Anche in questo nessuna prodezza… solo Grazia.
In realtà questo per me ‘è’ lo stato di Grazia. Che non prevede nessuna svogliatezza, nessuna sufficienza nel fare e nel dare. Si dà, punto! Si fa, punto! E si resta gli stessi, si resta nel Sé, che permette di sopravvivere a tante cose…
Non c’è invero un orario per la pratica… Tutta la vita deve diventare una pratica. La vita può e deve essere uno stato meditativo dell’anima nella presenza, sempre!
Il Cristo, i Santi vivessero così. Nemmeno le più feroci angherie ai loro corpi riuscivano a scalfire l’Essenza. L’Essenza non può essere scalfita.
Sai quando mi accorgo che tutto è perfetto? Quando anche la giornata più terribile passa e non ne tengo un briciolo di memoria…
E grazie a Dio è così, quasi sempre.
Niente ci appartiene, quindi nemmeno la morte, nemmeno la paura.