la visione che è andata maturando in me

La visone sulla pratica spirituale che è andata maturando in me dallo scioglimento del mio sangha, nell’ottobre dello scorso anno (2017), ad opera di allievi che avevo ritenuto vicini a Dio e che invece manifestarono grande distruttività, si basa su cinque assiomi:

1. Ogni crescita – spirituale, intellettuale e di qualsiasi altro tipo – deve basarsi sul cuore e avere nel cuore le radici che l’alimentano.

In tal modo si è sicuri che non sarà un potere di cui si approprierà Lucifero (l’ego).

È vero, si può dire a un aspirante: “Porta tutta la tua attenzione sul soggetto ultimo e dimora lì”. Questo lo porterà prima o poi al cuore… ma potrebbero anche volerci varie vita. Nel frattempo egli avrà fatto un bel po’ di danni a se stesso e agli altri. Non si può dire che sia la pedagogia e la didattica migliore…

2. Il cuore (l’amore) va coltivato da subito, sin dall’inizio della sadhana (e lo stesso vale nell’edicazione del bambino). Non bisogna attendere che sviluppi da sé.

3. Disciplina o autocontrollo.

Se l’aspirante non rafforza il proprio carattere, ossia il proprio autocontrollo, non riuscirà mai a controllare la mente. La mente controllerà lui, tormentandolo attraverso i pensieri e gli stati d’animo che gli trasmette  ininterrottamente e facendogli fare quel che lei vuole.

NESSUNA CONDOTTA ETICA È POSSIBILE SENZA DISCIPLINA E AUTOCONTROLLO!

Oggi disciplina e autocontrollo sono demodé; probabile reazione alla cultura soppressiva e fasciata che ha imperato in occidente fino agli anni ’60. Questo però ha posto i due principali doni dell’essere umano in una luce completamente falsata.

Ciò che ci distingue dagli animali e ci consente un’evoluzione a loro impossibile – fino alla realizzazione del Divino – non è nient’altro che il potere di disciplinarsi e avere autocontrollo. Senza questi saremmo uguali a bestie.

Da dove deriva questo potere? Dal maggior distacco dalla mente e dal corpo che l’essere umano possiede rispetto agli animali che sono controllati dagli istinti.

Infatti, disciplina e autocontrollo sono le facoltà spirituali che attribuiscono all’uomo il potere che lo contraddistingue sulla Terra. Sono anche gli unici strumenti che ha per controllare la mente.

Solo quando la mente è stata controllata (almeno in una certa area), compare il potere della concertazione (almeno in quell’area). E la concentrazione realizza ogni cosa.

C’è qualcosa che avete realizzato nella vostra vita senza concentrazione?

Potete essere nati con delle capacità, ma se non vi siete concentrati per educarle e per impegnarvi affinché si manifestassero, saranno rimaste argomenti da condivide con gli amici al bar.

Quasi nessuno nel panorama attuale della spiritualità  vuole impegnarsi. Dicono di volersi abbandonare al Divino… Ma se prima non controllano la mente, quando si abbandoneranno sarà un inevitabilmente abbandono al mentale.

Un esempio. Il Free Jazz è improvvisazione musicale senza alcuna regola. Potremmo dunque dire che il Free Jazz è abbandono. Ma i musicisti sanno benissimo che per fare della buona musica priva regole bisogna essere degli interpreti con una vastissima preparazione musicale, il che vuol dire essere competenti di armonia, delle scale di ciascun accordo, dei tempi e ritmi di tutto il mondo… Non è questo CONTROLLO?… Solo dopo aver realizzato il controllo il vero l’abbandono può attecchire.

Un altro esempio. Quelli capaci di guidare un auto su due ruote, quindi al di fuori delle regole per le quali l’auto è stata concepita, sono in grado di farlo grazie all’enorme controllo su quel mezzo; siete d’accordo? Poniamo che arrivi qualcuno e dica: “Io sono più bravo di lui, perché una volta ho cappottato e ho fatto 3 o 4 giravolte, che è molto di più che guidare su due ruote”. Direste che questa persona è più abile? Certamente no… Il primo ha fatto qualcosa al di fuori delle regole grazia al suo enorme controllo, il secondo ha invece ha avuto un incidente totalmente al di fuori del suo controllo… ma lo sta spacciando per abilità. È quel che succede nell’arte contemporanea oggi

Tutti i poteri che avete conquistato sono grazie al controllo. Se non vi fossero delle leggi e la polizia per farle rispettare chiunque potrebbe entrare a casa vostra mentre dormite; dovreste avere vicino qualche arme, e anche questo è una forma di controllo.

Insegna Sri Ramana: “Il potere di rimanere concentrati nel Sé si trasforma nell’essere il Sé”. Vi invito a rifletterci.

Perciò, rispetto a disciplina e autocontrollo, la mia visione è questa: dopo che l’aspirante è stato introdotto all’amore, bisogna insegnargli la disciplina e l’autocontrollo, altrimenti formerete un handicappato.

4. Azione e non-azione.

Questo assioma è esposto eloquentemente nel seguente passo del Mahatma Gandhi; non vi è bisogno di altri commenti.

“Questo insegna con chiarezza la Bhagavad Gita: chi rinuncia all’azione, decade; chi rinuncia soltanto alla ricompensa, si eleva. Ma la rinuncia al frutto dell’azione non significa affatto indifferenza al risultato. Nei riguardi d’ogni azione occorre sapere quali risultati ci si attende, con quali mezzi conseguirli e quali capacità impiegare. Colui che, così attrezzato, è privo di desideri per ciò che potrà derivargliene, ma ciò nondimeno si dedica alla buona riuscita del proprio compito, è quel che si dice uno che ha rinunciato ai frutti della propria azione”.

5. Dimorare nel Soggetto Ultimo: la Coscienza, l’Essere, l’Io Sono, la Presenza.

Nella meditazione  la manifestazione o la si contempla come espressione di un Potere Superiore, o si riassorbe nel Soggetto Ultimo. Si resta testimoni affrancati dall’azione. Lego scompare, l’artefice scompare. Si entra nel samadhi.

 P A C E