M. — Ciao Sergio, come stai? Proseguo con il mantra e nel contempo mi chiedo come riuscire ad abbandonarsi alla Sua volontà. È vero che potrebbe essere un atto di fede, ma la mia mente, abituata ad avere una conferma scientifica dagli sforzi, non mi permette di stare tranquillo. Ma non è un lamento, perché ho deciso di tacitarla… Una meditazione col mantra mi è venuta bene: si è trasformata in un certo senso nella consapevolezza della consapevolezza e, ho notato, che se io non spingo in una direzione la meditazione viene meglio
Sergio — “mi chiedo come riuscire ad abbandonarsi alla Sua volontà”
È una conversione, è come trasformare le branchie in polmoni… non puoi controllarla col cronometro.
Siamo abituati a respirare il mare dell’ego e ora ci vien chiesto di respirare l’aria di Dio. Ogni tentativo, ogni perseveranza, è già in sé un successo. Ma se vuoi controllare, allora stai ricadendo di nuovo – senza accorgertene – nella dinamica dell’ego. Il bisogno di sicurezza, di avere il controllo, di essere amati dagli altri sono le principali dipendenze dell’ego, e quando vengono a mancare – e inevitabilmente vengono mancare – sono la maggiore causa di sofferenza.
L’amore per Dio e l’abbandono a Lui è l’UNICO METODO in grado di trascendere tutto questo: ogni dinamica egoica. Ho conosciuto aspiranti molto avanzati, persino in grado di entrare in samadhi a volontà, in una certa misura; senza tale conversione restano nel reame dell’ego!
Sri Yukteswar, fece sperimentare a Yogananda (allora Mukunda) un samadhi, toccandolo all’altezza del cuore. Ma dopo un po’ Yogananda chiese ancora al maestro “Quando potrò conoscere Dio?”. “Vedo che confondi Dio con i poteri.” rispose Sri Yukteswar, “Ricorda, puoi avere potere su tutto l’universo e non essere uno con Dio”.
Quello che stai facendo è la cosa più difficile perché porta alla vera definitiva conversione. il Dimorare nel Sé ti porta allo stato unitivo, evitandoti una vita di adorazione che non valichi mai i confini del duale; la Bhakti ti porta all’abbandono, alla dissoluzione del bisogno egoico di mantenere il controllo (per paura) e di ogni resistenza. Resistenza e forzatura sono il nome più proprio dell’ego e la loro conseguenza è: DOLORE! Il dolore è sempre causato da una resistenza o da una forzatura. Resistenza vuol dire “non voglio questo”, forzatura vuol dire “voglio un’altra cosa”. L’abbandono a Dio porta all’eliminazione di entrambe. L’effetto immediato è una riduzione significativa del dolore, e alla fine la dissoluzione dell’ego.
Solo l’abbinamento di queste due vie, Jnana e Bhakti, conduce con sicurezza a tale definitiva conversione! Jnana da solo non lo garantisce, e lo stesso vale per Bhakti.
Includi nella tua pratica Bhakti “l’Amare Tutto”, come insegnato da Langford. Ama le tue debolezze, i tuoi errori, le tue incapacità; se hai pensieri negativi, ama quei pensieri negativi; se qualcuno ti fa cosa gradita, ama quel gesto, e lo stesso se qualcuno ti fa cosa sgradita. Rivedi il testo se necessario, lo trovi qua.