16 STADI
- Conoscenza della distinzione tra stati mentali e fisici (namarupa pariccheda nana).
- Conoscenza della relazione di causa-effetto tra stati mentali e fisici (paccaya pariggaha nana).
- Conoscenza dei processi mentali e fisici sono impermanenti, insoddisfacenti e non sono il Sé (sammasana nana).
- Conoscenza del sorgere e tramontare di tutti i fenomeni (udayabbaya nana).
- Conoscenza della consapevolezza della dissoluzione delle formazioni (bhanga nana).
- Conoscenza della natura paurosa degli stati mentali e fisici (bhaya nana).
- Conoscenza che gli stati mentali e fisici sono insoddisfacenti (adinava nana).
- Conoscenza del disincanto (nibbida nana).
- Conoscenza del desiderio di abbandonare lo stato mondano (muncitukamayata nana).
- Conoscenza che indaga il percorso di liberazione e istilla la decisione di praticare ulteriormente (patisankha nana).
- Conoscenza che considera gli stati mentali e fisici con equanimità (sankharupekha nana).
- Conoscenza conforme alle Quattro Nobili Verità: sul dolore, sull’origine del dolore, sulla cessazione del dolore, sulla via che porta alla cessazione del dolore (anuloma nana).
- Conoscenza della liberazione dalle condizioni del mondo (gotrabhu nana).
- Conoscenza con cui le contaminazioni vengono abbandonate e superate per mezzo della loro distruzione (magga nana).
- Conoscenza che realizza il frutto del sentiero e ha il nibbana come oggetto (phala nana).
- Conoscenza che rivede le contaminazioni ancora presenti (paccavekkhana nana).
1. Conoscenza della distinzione tra stati mentali e fisici
In questo nana, o stato di saggezza/conoscenza, il meditante è in grado di distinguere i nama (fenomeni mentali) dai rupa (fenomeni materiali). Ad esempio, è consapevole che i movimenti ascendenti e discendenti dell’addome sono rupa e che la mente che riconosce questi movimenti è nama. Un movimento del piede è rupa e la coscienza di quel movimento è nama.
Il meditante può distinguere tra nama e rupa in relazione ai cinque sensi come segue:
1. Quando si vede una forma, gli occhi e il colore si tratta di rupa; la coscienza del vedere è nama.
2. Quando si sente un suono, il suono stesso e l’udito sono rupa; la coscienza dell’udito è nama.
3. Quando si sente l’odore di qualcosa, l’odore stesso e l’olfatto sono rupa; la coscienza dell’odore è nama.
4. Quando si assaggia qualcosa, il gusto e la lingua sono rupa; la consapevolezza del gusto è nama.
5. Quando si tocca qualcosa, che sia fredda, calda, morbida o dura al tatto, è rupa, e la coscienza del contatto è nama.
In conclusione, in questo nana il meditatore comprende che tutto il corpo è rupa e la mente (o coscienza delle sensazioni del corpo) è nama. Esistono solo nama e rupa. Non c’è alcun essere personale, nessun sé personale, nessun ‘io’, ‘lui’, ‘lei’ ecc. Quando si è seduti, il corpo e il suo movimento sono rupa e la consapevolezza dell’essere seduti è nama. L’atto di stare in piedi è rupa e la consapevolezza della posizione è nama. L’atto del camminare è rupa e la consapevolezza del camminare è il nama
2. Conoscenza della relazione di causa-effetto tra stati mentali e fisici
[La respirazione addominale è esercizio base della Vipassana]
In alcuni casi rupa è la causa e nama è l’effetto, come ad esempio quando l’addome si solleva e la coscienza segue. Altre volte il nama è la causa e rupa è l’effetto; ad esempio il desiderio di sedersi è la causa e il sedersi è l’effetto – in altre parole, nel secondo caso l’attività volitiva precede l’azione fisica.
Alcune caratteristiche di questo nana:
1. L’addome può alzarsi, ma non riesce a ricadere subito dopo.
2. L’addome può andar giù profondamente e rimanere in quella posizione più a lungo del normale.
3. Il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome sembra essere scomparso, ma quando si poggia la mano sull’addome i movimenti possono ancora essere percepiti.
4. A volte ci sono sentimenti di angoscia di varia intensità.
5. Alcuni meditanti possono essere molto disturbati da visioni o allucinazioni.
6. Il sollevarsi e il ricadere dell’addome e il riconoscimento dei movimenti avvengono contemporaneamente.
7. Si può essere sorpresi dal fatto che il corpo che si pieghi in avanti o indietro.
8. Il meditante concepisce che questa esistenza, la prossima e tutte le esistenze derivano solo dall’interazione tra causa ed effetto che consistono solo in nama e rupa, in processi mentali e fisici. Un singolo sollevarsi dell’addome ha due fasi.
3. Conoscenza dei processi mentali e fisici sono impermanenti, insoddisfacenti e non sono il Sé
Alcune caratteristiche di questo nana:
1. Il meditante considera nama e rupa, sperimentati attraverso i cinque sensi, aventi le tre caratteristiche anicca (impermanenza), dukkha (insoddisfazione, sofferenza) e anatta (non sé stesso).
2. Il meditatore vede che il movimento del sollevarsi dell’addome ha tre stadi: origine, continuazione e scomparsa. Il movimento dell’abbassarsi dell’addome ha gli stessi tre stadi.
3. Vi sono sentimenti di sofferenza che scompaiono soltanto lentamente, dopo essere stati riconosciuti sette o otto volte.
4. Vi sono molte nimittas (visioni o immagini mentali) che scompaiono lentamente dopo essere stati riconosciuti diverse volte.
5. I movimenti ascendenti e discendenti dell’addome possono sembrare essere scomparsi per un intervallo lungo o breve.
6. La respirazione può essere rapida, lenta, regolare, irregolare o ostruita.
7. La mente può essere distratta, il che dimostra che è consapevole delle tre caratteristiche: impermanenza, insoddisfazione ed essere non-Sé.
8. Le mani o i piedi del meditante possono contrarsi.
9. Alcuni dei dieci vipassanupakilesas: 1. Luce o illuminazione; 2. Conoscenza; 3. Gioia; 4. Quiete; 5. L’essere rapiti dall’estasi; 6. Determinazione o fede; 7. Sforzo o energia; 8. Consapevolezza; 9. Equanimità o equilibrio; 10. Desiderio o attaccamento (imperfezioni o impurità della visione interiore) possono apparire in questa nana.
NOTA:
Quando si è veramente raggiunto stati profondi in cui la propria mente è totalmente distaccata e ritirata dalla normale percezione dei sensi, tali stati più profondi e beati del sonno profondo sono encomiabile; tuttavia essi bloccano il progresso del cammino se danno luogo ad attaccamento e presunzione, anche se lievi. Pensare che quegli assorbimenti profondi siano l’assoluto Nibbana sarebbe persino peggio poiché farebbe cadere il meditante in una visione erronea. Pensare di avere poteri sopranormali quando in realtà si tratta per lo più allucinazioni è ancora peggio, perché se tale erroneo credo non si risolve in tempo si può alla finisce finire nella follia. Tali tristi stati aspetteranno il meditante al suo letto di morte. Possiamo vedere quindi quanto sia importante notare con attenzione quando sorgono tali stati e pensieri.
Nelle esperienze di meditazione di visione profonda si possono anche incontrare gli effetti elevati della concentrazione come la luce e la gioia oltre alla conoscenza della visione profonda propria della meditazione di visione profonda. Nel Vissudhimagga si possono incontrare dieci esperienze o fenomeni straordinari dovuti al progresso nella pratica: 1. Luce o illuminazione; 2. Conoscenza; 3. Gioia; 4. Quiete; 5. L’essere rapiti dall’estasi; 6. Determinazione o fede; 7. Sforzo o energia; 8. Consapevolezza; 9. Equanimità o equilibrio; 10. Desiderio o attaccamento. Vi è il rischio di aggrapparsi ad essi con attaccamento, presunzione e visioni sbagliate; in tal caso essi costituiscono imperfezioni o impurità della visione interiore.
Approfondimento: le 10 imperfezioni della visione interiore (vipassanupakilesas)
Un meditante inesperto può essere confuso da una qualsiasi delle seguenti esperienze, credendo erroneamente che lui abbia raggiunto il nibbana. Sebbene tali esperienze non siano di per sé degli ostacoli, il meditante può essere tentato di aggrapparsi ad esse, credendo che siano importanti, piuttosto che continuare a notare il sorgere e lo svanire dei fenomeni fisici e mentali nel momento presente. In quel momento la guida di un insegnante è inestimabile.
1. Obhasa (luce)
L’obsa è la prima contaminazione della visione interiore.
Il meditatore può essere consapevole delle seguenti manifestazioni di luce:
1. Potrebbe vedere una luce simile a una lucciola, una torcia o il faro di un’auto.
2. La stanza può illuminarsi consentendo al meditante di vedere il proprio corpo.
3. Il meditante può essere consapevole della luce che sembra passare attraverso il muro.
4. Ci può essere una luce che consente di vedere vari luoghi davanti ai propri occhi.
5. Potrebbe esserci una luce intensa come se si fosse aperta una porta. Alcuni meditanti sollevano le mani come per chiuderla; altri aprono gli occhi per vedere cosa abbia causato la luce.
6. Si può avere una visione di fiori dai colori vivaci circondati di luce.
7. Si possono vedere miglia e miglia di mare.
8. Raggi di luce sembrano irraggiarsi dal cuore e dal corpo del meditante.
9. Possono verificarsi allucinazioni come vedere un elefante.
2. Piti (gioia o estasi)
Piti è la seconda contaminazione della visione interiore. Vi sono cinque tipi di piti.
I. Khuddaka piti (estasi minore)
Questo stato è caratterizzato da:
1. Il meditatore potrebbe essere consapevole di un colore bianco.
2. Vi può essere una sensazione di freddo o vertigini e i peli del corpo possono rizzarsi.
3. Il meditatore può piangere o sentirsi terrorizzato.
II. Khanika piti (rapimento momentaneo)
Le caratteristiche di questo piti includono:
1. Vedere lampi di luce.
2. Vedere scintille.
3. Spasmi nervosi.
4. Una sensazione di rigidità di tutto il corpo.
5. Una sensazione come se formiche stessero camminando sul corpo.
6. Una sensazione di calore per tutto il corpo.
7. Tremare.
8. Vedere i colori rossi.
9. I peli sul corpo si alzano leggermente.
10. Prurito come se le formiche strisciassero sul viso e sul corpo.
III. Okkantika piti (inondazione di gioia)
In questa piti:
1. Il corpo può tremare ripetutamente.
2. Il viso, le mani e i piedi possono contrarsi.
3. Ci potrebbe essere un violento scuotimento come se il letto dovesse capovolgersi.
4. Nausea e a volte può verificarsi del vomito effettivo.
5. Potrebbe esserci una sensazione ritmica come le onde che si infrangono sulla riva.
6. Ondulazioni di energia possono sembrare scorrere sul corpo.
7. Il corpo può vibrare come un bastone fissato in una corrente che scorre.
8. Si può vedere un colore giallo chiaro.
9. Il corpo può piegarsi avanti e indietro.
IV. Ubbenka piti (gioia edificante)
In questa piti:
1. Si sente come se il corpo si stesse allungando o muovendosi verso l’alto.
2. Potrebbe esserci la sensazione che pidocchi si arrampichino sul viso e sul corpo.
3. Può verificarsi diarrea.
4. Il corpo può piegarsi in avanti o indietro.
5. Si può sentire che la testa sia spostata avanti e indietro da qualcuno.
6. Ci può essere un movimento di masticazione con la bocca aperta o chiusa.
7. Il corpo ondeggia come un albero spinto dal vento.
8. Il corpo si piega in avanti e potrebbe cadere.
9. Ci possono essere movimenti irrequieti del corpo.
10. Possono esserci movimenti di salto del corpo.
11. Le braccia e le gambe possono essere sollevate o possono contrarsi.
12. Il corpo può piegarsi in avanti o può reclinarsi.
13. Si può osservare un colore grigio argento.
V. Pharana piti (gioia che eleva)
In questa piti:
1. Si diffonde attraverso il corpo una sensazione di freddo.
2. Di tanto in tanto si impone la serenità.
3. Potrebbero esserci sensazioni di prurito per tutto il corpo.
4. Possono esserci sensazioni di sonnolenza e il meditante potrebbe non desiderare di aprire i suoi occhi.
5. Il meditatore non ha voglia di muoversi.
6. Ci può essere una sensazione di rossore dai piedi alla testa o viceversa.
7. Il corpo può sentirsi fresco come se facesse il bagno o toccasse del ghiaccio.
8. Il meditante può vedere i colori blu o verde smeraldo.
9. Può verificarsi una sensazione di prurito come se dei pidocchi strisciassero sul viso.
3. Passadhi
La terza contaminazione di vipassana è passadhi che significa “tranquillità dei fattori mentali e della coscienza”. È caratterizzato come segue:
1. Potrebbe esserci uno stato di quiete e pace che assomiglia al raggiungimento della visione interiore.
2. Non ci saranno irrequietezze o sconvolgimenti mentali.
3. Il riconoscimento consapevole è facile.
4. Il meditante si sente confortevolmente fresco e non si agita.
5. Il medita,te si sente soddisfatto del suo potere di riconoscimento.
6. Potrebbe esserci una sensazione simile all’addormentarsi.
7. Potrebbe esserci una sensazione di leggerezza.
8. La concentrazione è buona e non c’è dimenticanza.
9. I pensieri sono abbastanza chiari.
10. Una persona crudele, dura o spietata si renderà conto della profondità del Dharma.
11. Un criminale o un ubriacone sarà in grado di abbandonare le cattive abitudini e cambierà in una persona completamente diversa.
4. Sukha
La quarta contaminazione di vipassana è sukha che significa “beatitudine” e ha le seguenti caratteristiche:
1. Vi può essere una sensazione di conforto.
2. A causa di sentimenti piacevoli, il meditante potrebbe desiderare di continuare a praticare a lungo.
3. Il meditante potrebbe voler dire agli altri i risultati che ha già acquisito.
4. Il meditante può sentirsi incommensurabilmente orgoglioso e felice.
5. Alcuni dicono di non aver mai conosciuto tanta felicità.
6. Alcuni si sentono profondamente grati ai loro insegnanti.
7. Alcuni sentono che il loro insegnante è a portata di mano per dare aiuto..
5. Saddha
La prossima contaminazione di vipassana è saddha che è definita come “fervore”, risoluzione o determinazione e ha le seguenti caratteristiche:
1. Il praticante potrebbe avere troppa fede.
2. Potrebbe desiderare che tutti pratichino la vipassana.
3. Potrebbe desiderare di persuadere quelli con cui entra in contatto ad esercitarsi.
4. Potrebbe desiderare di ripagare il centro di meditazione per la benedizione che ha ricevuto.
5. Potrebbe desiderare di accelerare e approfondire la sua pratica.
6. Potrebbe desiderare di compiere azioni meritorie, dare elemosine e costruire e riparare edifici e manufatti buddisti.
7. Potrebbe sentirsi grato alla persona che lo ha persuaso a praticare.
8. Potrebbe desiderare di dare offerte al suo insegnante.
9. Potrebbe desiderare di essere ordinato monaco o monaca buddista.
10. Potrebbe desiderare di non smettere di praticare.
11. Potrebbe desiderare di andare a stare in un luogo tranquillo e pacifico.
12. Potrebbe decidere di esercitarsi con tutto il cuore.
6. Paggaha
La prossima contaminazione di vipassana è paggaha che significa “sforzo o intensità” ed è definita come segue:
1. A volte il meditante può esercitarsi troppo strenuamente.
2. Potrebbe voler praticare con rigore fino alla morte.
3. Si sforza così tanto che l’attenzione e la chiara comprensione diventano deboli, causando distrazione e mancanza di concentrazione.
7. Upatthana
Significa “consapevolezza”, è la successiva contaminazione di vipassana, ed è caratterizzata dal fatto che:
1. A volte un’eccessiva concentrazione sul pensiero fa sì che il meditante lasci il riconoscimento del presente e lo renda incline a pensare al passato e al futuro.
2. Il meditante potrebbe essere eccessivamente preoccupato per ciò che è avvenuto nel passato.
3. Il meditante può avere vaghi ricordi di vite passate.
8. Nana
Il prossimo vipassanupakilesa è nana che significa “conoscenza” ed è definito come segue:
1. Le conoscenze teoriche possono confondersi con la pratica. Il meditante fraintende ma pensa di avere ragione. Può diventare pieno di ostentazione e gli piace contestare con il proprio insegnante.
2. Può fare commenti su vari oggetti. Ad esempio quando l’addome si solleva può dire “si solleva” e quando si abbassa può dire “si abbassa”.
3. Può prendere in considerazione vari principi che conosce o ha studiato.
4. Il presente non può essere afferrato. Di solito è “il pensare” che riempie la mente. Questo si può indicare come “conoscenza basata sul pensiero”: jinta nana.
9. Upekkha
La nona contaminazione di vipassana è upekkha che ha il significato di “non interessamento o indifferenza”. Può essere descritto come segue:
1. La mente del meditatore è indifferente, né compiaciuta né dispiaciuta, né dimentica. Il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome sono indistinti e talvolta impercettibili.
2. Il meditante è indifferente, a volte non pensa a nulla in particolare.
3. Il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome possono essere percettibili a intermittenza.
4. La mente è indisturbata e pacifica.
5. Il meditatore è indifferente ai bisogni corporei.
6. Il meditatore non è influenzato quando entra in contatto con oggetti buoni o cattivi. Il riconoscimento consapevole non viene trascurato ed è concessa ampiamente all’attenzione di seguire gli oggetti esterni.
10. Nikanti
Il decimo vipassanupakilesa è nikanti che significa “gratificazione” e ha le seguenti caratteristiche:
1. Il meditante trova soddisfazione in vari oggetti.
2. È soddisfatto della luce, della gioia, della felicità, della fede, dello sforzo, della conoscenza e dell’equilibrio.
3. È soddisfatto di varie nimittas (visioni).
4. Conoscenza del sorgere e tramontare di tutti i fenomeni
Alcune caratteristiche di questo nana:
1. Il meditante vede che il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome consiste di 2, 3, 4, 5 o 6 livelli.
2. Il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome possono scomparire in modo intermittente.
3. Vari sentimenti scompaiono dopo due o tre riconoscimenti.
4. Il riconoscimento è chiaro e facile.
5. Le nimittas (visioni) scompaiono rapidamente, ad esempio dopo alcuni riconoscimenti di “vedere, vedere”.
6. Il meditatore può vedere una luce chiara e intensa.
7. L’inizio e la fine dei movimenti di salita e discesa dell’addome sono chiaramente percepiti.
8. Mentre si sta seduti, il corpo può piegarsi in avanti o all’indietro come se si addormentasse. L’estensione del movimento dipende dal livello di concentrazione. La rottura di santati o continuità può essere osservata daelle seguenti caratteristiche:
a. Se i movimenti ascendenti e discendenti dell’addome diventano rapidi e poi cessano, anicca (impermanenza) appare chiaramente, ma anatta (non-Sé) e dukkha (insoddisfacenza) continuano ancora.
b. Se i movimenti ascendenti e discendenti diventano leggeri e uniformi e poi cessano, anatta (non-Sé) appare chiaramente, ma anicca e dukkha continuano.
c. Se i movimenti ascendenti e discendenti dell’addome diventano rigidi e impediti e poi cessano, dukkha è chiaramente rivelato, ma anicca e anatta continuano.
Se il meditante ha una buona concentrazione, può sperimentare una sospensione del respiro a intervalli frequenti. Può sentirsi come se cadesse in un abisso o stesse attraversando un vuoto d’aria in aereo, ma in realtà il corpo rimane immobile.
5. Conoscenza della consapevolezza della dissoluzione delle formazioni
Questa è la quinta conoscenza della visione interiore. Significa “Conoscenza della contemplazione sulla dissoluzione” e ha le seguenti caratteristiche:
1. È chiara la fine dei movimenti ascendenti e discendenti dell’addome.
2. Gli oggetti della concentrazione del meditante potrebbero non essere chiari. I movimenti ascendenti e discendenti del suo addome possono essere vagamente percepiti.
3. I movimenti ascendenti e discendenti possono scomparire, tuttavia viene notato dal praticante che rupa scompare prima seguito da nama. Di fatto la scomparsa avviene quasi simultaneamente a causa del rapido funzionamento di città (mente).
4. I movimenti ascendenti e discendenti sono distinti e deboli.
5. C’è una sensazione di tensione che consente di vedere la continuità del salire e scendere dell’addome. Il primo stato di coscienza cessa e un secondo inizia, consentendo al meditante di conoscere il cessare.
6. Il riconoscimento non è sufficientemente chiaro perché i suoi vari oggetti sembrano essere molto lontani.
7. A volte c’è solo il salire e lo scendere dell’addome e la sensazione di sé scompare.
8. Potrebbe esserci una sensazione di calore su tutto il corpo.
9. Il meditante può sentirsi come se fosse coperto da una rete.
10. Citta (mente o coscienza) e il suo oggetto possono scomparire del tutto.
11. Rupa cessa prima, ma rimane città; tuttavia la coscienza scompare presto così come l’oggetto della coscienza.
12. Alcuni meditanti sentono che il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome cessano solo per poco tempo, mentre altri sentono che il movimento si ferma per 2-4 giorni fino a quando non si annoiano. Camminare è il miglior rimedio per questa impurità.
13. Uppada, thiti e bhanga, cioè gli stadi di originazione, persistenza e di svanire di nama e rupa sono presenti, ma il meditante non ne è interessato, e osserva solo lo stadio della scomparsa.
14. Gli oggetti interni della meditazione, cioè il sorgere e cadere, non sono chiari; gli oggetti esterni come gli alberi sembrano tremare.
15. Si ha l’impressione di guardare un campo di nebbia, tutto appare vago e oscuro.
16. Se il meditante guarda il cielo, sembra che ci sia una vibrazione nell’aria.
17. Il sorgere e cadere improvvisamente cessano e riappaiono all’improvviso.
6. Conoscenza della natura paurosa degli stati mentali e fisici
Il sesto stadio della conoscenza è bhaya nana: “conoscenza dell’apparenza come terrore”. Si possono osservare le seguenti caratteristiche:
1. All’inizio il meditante riconosce gli oggetti, ma i riconoscimenti svaniscono insieme alla coscienza.
2. Si produce un sentimento di paura ma è diverso da quello generato dal vedere un fantasma.
3. La scomparsa di nama e rupa e il conseguente divenire il nulla inducono paura.
4. Il meditante può sentire un dolore nevralgico simile a quello causato da una malattia nervosa quando cammina o sta in piedi.
5. Alcuni praticanti piangono quando pensano ai loro amici e parenti.
6. Alcuni praticanti hanno molta paura di ciò che vedono anche se si tratta solo di una brocca d’acqua o di un letto.
7. Il meditatore ora comprende che il nama e il rupa, che prima erano considerati buoni, sono completamente inconsistenti.
8. Non vi sono sentimenti di felicità, piacere e divertimento.
9. Alcuni praticanti sono consapevoli di questa sensazione di paura ma non sono controllati da essa.
7. Conoscenza che gli stati mentali e fisici sono insoddisfacenti
La settima conoscenza è “conoscenza della contemplazione degli svantaggi”. Ha le seguenti caratteristiche:
1. I movimenti di salita e discesa appaiono vaghi e oscuri, e gradualmente scompaiono.
2. Il meditante prova sentimenti negativi e irritazione.
3. Nama e Rupa possono essere riconosciuti bene.
4. Il meditatore è consapevole di nient’altro che della negatività causata dal sorgere, persistere e scomparire di nama e rupa. Il meditatore diventa consapevole dell’impermanenza, dell’insoddisfazione e del non-Sé.
5. Contrariamente al passato, il riconoscimento di ciò che viene percepito da occhi, naso, lingua, corpo e mente non può essere percepito chiaramente.
8. Conoscenza del disincanto
Ha le seguenti caratteristiche:
1. Il meditante considera tutti gli oggetti noiosi e noiosi.
2. Sente qualcosa di simile alla pigrizia, ma la capacità di riconoscere chiaramente gli oggetti è ancora presente.
3. Il sentimento di gioia è assente; il meditante si sente annoiato e triste come se fosse stato separato da ciò che ama.
4. Il praticante potrebbe non aver sperimentato la noia prima, ma ora sa davvero cosa sia.
5. Anche se in precedenza il meditante può aver pensato che solo l’inferno fosse cattivo, in questa fase sente che solo il nibbana – non uno stato celeste – è veramente buono. Sente che nulla può essere paragonato al nibbana, quindi approfondisce la sua determinazione a cercarlo.
6. Il meditante può riconoscere che non c’è nulla di piacevole in nama e rupa.
7. Il meditante può sentire che in ogni caso tutto è male e non c’è nulla che possa essere apprezzato.
8. Il meditante potrebbe non voler parlare o incontrare nessuno. Potrebbe preferire rimanere nella sua stanza.
9. Il meditante può sentirsi caldo e secco come se fosse bruciato dal calore del sole.
10. Il meditante può sentirsi solo, triste e apatico.
11. Alcuni perdono il loro attaccamento a fama e fortuna precedentemente desiderati. Si annoiano realizzando che tutte le cose sono soggette alla decadenza. Tutte le razze e gli esseri, anche i Deva e i Brahma (dei), sono anch’essi soggetti a decadenza. Vedono che dove c’è la nascita prevalgono vecchiaia, malattia e morte. Quindi non c’è alcun sentimento di attaccamento. Quindi si instaura la noia unita a una forte inclinazione per la ricerca del nibbana.
9. Conoscenza del desiderio di abbandonare lo stato mondano
Il nono nana da considerare è muncitukamayata nana che può essere tradotto come “la conoscenza del desiderio di liberazione”. Questo nana ha le seguenti caratteristiche:
1. Il meditante avverte prurito su tutto il suo corpo. Si sente come se fosse stato morso da formiche o altri piccoli insetti, o si sente come se stessero salendo sul suo viso e il suo corpo.
2. Diventa impaziente e non riesce a dare riconoscimenti stando in piedi, seduto, sdraiato o camminando.
3. Non può riconoscere altre azioni minori.
4. Si sente a disagio, irrequieto e annoiato.
5. Vuole andarsene e rinunciare alla meditazione.
6. Alcuni meditanti pensano di tornare a casa, perché sentono che i loro parami (merito passato accumulato) siano insufficienti. Di conseguenza iniziano a preparare i loro effetti personali per tornare a casa. Nei primi tempi questo veniva definito “la nana di arrotolare il tappeto”.
10. Conoscenza che indaga il percorso di liberazione e istilla la decisione di praticare ulteriormente
Il decimo nana è patisankha nana o “Conoscenza della contemplazione riflessiva”. Questa nana ha le seguenti caratteristiche:
1. Il meditante può provare sensazioni simili all’essere trafitto da schegge in tutto il corpo.
2. Possono esserci molte altre sensazioni inquietanti ma scompaiono dopo due o tre riconoscimenti.
3. Il meditante potrebbe sentirsi sonnolento.
4. Il corpo può diventare rigido come se il meditante stesse entrando in phalasamapati (una trance vipassana), ma Citta è ancora attivo e il canale uditivo funziona ancora.
5. Il meditante si sente pesante come la pietra.
6. Potrebbe esservi una sensazione di calore in tutto il corpo.
7. Potrebbe sentirsi a disagio.
11. Conoscenza che considera gli stati mentali e fisici con equanimità
Questa è la “conoscenza dell’equanimità riguardo alle formazioni”. Questa nana ha le seguenti caratteristiche:
1. Il meditante non si sente spaventato né felice, solo indifferente. Il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome sono chiaramente riconosciuti come l’essere il semplice nama e rupa.
2. Il meditante non prova né felicità né tristezza. La sua presenza mentale e di coscienza sono chiare. Nama e rupa sono chiaramente riconosciuti.
3. Il meditante può ricordare e riconoscere senza difficoltà.
4. Il meditante ha una buona concentrazione. La sua mente rimane pacifica e armoniosa a lungo, come un’auto che corre su una strada ben asfaltata. Il meditante può sentirsi soddisfatto e dimenticare il tempo.
5. Il samadhi (concentrazione) diventa fermo, un po’ come la pasticceria impastata da un esperto fornaio.
6. Possono essere curati vari dolori e malattie come paralisi o nervosismo.
7. Si può dire che le caratteristiche di questa nana sono facilità e soddisfazione. Il meditante può dimenticare il tempo trascorso durante la pratica. La durata del tempo trascorso da seduto potrebbe essere anche di un’ora anziché la mezz’ora originariamente prevista.
12. Conoscenza conforme alle Quattro Nobili Verità: sul dolore, sull’origine del dolore, sulla cessazione del dolore, sulla via che porta alla cessazione del dolore
Questo nana può essere suddivisa nelle seguenti fasi:
1. La saggezza deriva dai nane preliminari che iniziano con il quarto.
2. La saggezza derivava dai nana superiori, cioè i 37 bodhipakkiyadhamma (fattori dell’illuminazione), qualità che contribuiscono o costituiscono l’illuminazione; i 4 iddhipada o percorsi di realizzazione; i 4 sammappadhara, sforzi giusti o perfetti; i 4 satipatthana o fondamenti della presenza mentale; le cinque facoltà indriya o di controllo; e i cinque bhala o poteri.
Anuloma nana ha le caratteristiche di anicca, dukkha e anatta.
a. Anicca (impermanenza). Colui che ha praticato la carità e mantenuto i precetti raggiungerà il sentiero di Anicca. L’ascesa e la caduta dell’addome diventeranno veloci ma improvvisamente cesseranno. Il meditante è consapevole della cessazione del movimento mentre l’addome si alza e si abbassa o la cessazione della sensazione quando è seduti o si tocca. La respirazione rapida è un sintomo di anicca. La conoscenza di questa cessazione ogni volta che si verifica è chiamata “anuloma nana”. Tuttavia, questo dovrebbe essere vissuto dal meditante, non solo immaginato.
b. Dukkha (sofferenza). Colui che ha praticato samatha (concentrazione) raggiungerà il sentiero attraverso dukkha. Quindi, quando riconosce il sollevamento e la caduta dell’addome o è seduto o si tocca, si sente soffocato. Quando continua a riconoscere il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome o è seduto o si tocca, avrà luogo una cessazione delle sensazioni. Una caratteristica del raggiungimento del sentiero attraverso il dukkha è l’insopportabilità. La conoscenza della cessazione del sollevarsi e abbassarsi dell’addome o della cessazione delle sensazioni quando si è seduti o ci si tocca è anuloma nana.
c. Anatta (non-Sé). Colui che ha praticato la vipassana o che era interessato alla vipassana nelle vite precedenti raggiungerà il sentiero di anatta. Così il sollevarsi e l’abbassarsi dell’addome diventano stabili, uniformemente distanziati e quindi cessano. I movimenti ascendenti e discendenti dell’addome o lo stare seduto e toccarsi saranno chiaramente visibili. Il percorso raggiunto da anatta è caratterizzato da un movimento regolare e leggero dell’addome. Quando i movimenti dell’addome continuano uniformemente e leggermente, quello è anatta. Anatta significa senza sostanza, senza significato e incontrollabilità.
La capacità di conoscere chiaramente la cessazione dei movimenti ascendenti e discendenti dell’addome o la cessazione delle sensazioni quando si è seduti e toccati si chiama “anuloma nana”.
Le quattro nobili verità
In anuloma nana, le Quattro Nobili Verità appaiono chiaramente e distintamente come segue:
a. Samudaya sacca. Questa verità viene percepita quando l’addome inizia a sollevarsi o ad abbassarsi; si verifica al punto in cui il meditante sta per entrare nella nana (conoscenza) successiva, che è chiamata gotrabhu nana. Samudaya sacca viene anche chiamata rupa jati e nama jati. È il punto di origine sia dell’inizio del sollevarsi che dell’inizio dell’abbassarsi dell’addome. Nama jati è l’inizio di nama e rupa jati è l’inizio di rupa. La vera percezione e l’esperienza di queste verità è chiamata “samudaya sacca”.
b. Dukkha sacca. Questa verità viene percepita quando i movimenti ascendenti e discendenti dell’addome non possono più essere tollerati perché il meditante è consapevole della loro natura insoddisfacente. Percepisce che tutto deve morire e finire. In Pali a questa verità viene dato il nome di “charamaranam dukkha saccam”. La vecchiaia è un deterioramento di nama e rupa. La morte è l’estinzione, lo smembramento, la fine di nama e rupa. La percezione della cessazione della sofferenza è chiamata “dukkha sacca”.
c. Nirodha Sacca. Questa verità è vista quando i movimenti ascendenti e discendenti collassano simultaneamente. Jati è il limite della conoscenza, e così anche il riconoscimento mentale della cessazione dei movimenti dell’addome svanisce allo stesso tempo. Questo costituisce lo stato del nibbana. In Pali questo è indicato come “Ubhinnampi nissarnam”. Lo stato in cui dukkha e il punto di origine del nama-rupa (samudaya) cessano entrambi si chiama “Nirodha sacca”.
d. Magga sacca (la grande verità). In questo stato di conoscenza o saggezza il meditante è completamente consapevole del sollevarsi e dell’abbassarsi dell’addome. È consapevole dell’inizio del nascere e del tramontare, della metà del sorgere e del tramontare, e dei punti in cui il sorgere e il tramontare cessano. In Pali questo stato è conosciuto come “nirothappachanana magga saccam”. Quando si vede chiaramente la fine della sofferenza e la cessazione dei movimenti dell’addome si parla di “magga sacca”.
È necessario che il praticante sia consapevole di queste quattro verità simultaneamente. Dovrebbe essere come spegnere una candela, cioè:
a. Dovrebbe essere come il punto in cui lo stoppino della candela è stato consumato.
b. Dovrebbe essere come il punto in cui la cera della candela è stata consumata.
c. Dovrebbe essere come uno splendore travolgente che ha cancellato la luce della candela.
d. Dovrebbe essere come una profonda oscurità.
È probabile che le quattro caratteristiche della luce qui elencate appaiano contemporaneamente e allo stesso livello, come la percezione delle Quattro Nobili Verità. Lo stato del nibbana è percepito nello stesso tempo in nirodha sacca, dukkha sacca, samudaya sacca e magga sacca.
13. Conoscenza della liberazione dalle condizioni del mondo
Il successivo nana da considerare è gotrabhu nana o “conoscenza nel momento del cambiamento di discendenza”. Gotrabhu nana è la conoscenza che separa completamente uno dallo stato mondano. Nama e rupa, insieme a Citta, che è diventato consapevole della cessazione, diventano entrambi pacifici e silenziosi. Ciò significa che uno è diventato illuminato, avendo il nibbana come oggetto. Il momento in cui la sensazione si interrompe, viene raggiunto il gotrabhu nana.
1. Uppadam abhibhuyyatiti gotrabhu: la conoscenza che copre il sorgere di nama e rupa è chiamata “gotrabhu”.
2. Pavattam abhibhuyyatiti gotrabhu: la conoscenza che copre la continuità di nama e rupa è chiamata “gotrabhu”.
3. Bahiddhasamkhanranimittam abhibhuyyatiti gotrabhu: la conoscenza che copre il nama e il rupa esteriori è chiamata “gotrabhu”.
4. Anuppadam pakkhandatiti gotrabhu: la conoscenza che si muove verso la cessazione è chiamata “gotrabhu”.
5. Appavattam nirodham nibbaham pakkhandhatiti gotrabhu: la conoscenza che si avvicina alla discontinuità, alla cessazione e al nibbana è chiamata “gotrabhu”.
6. Uppadam abhihuyyatva anuppadam pakkhandatiti gotrabhu: la continuità che copre il sorgere e quindi si avvicina al non sorgere è chiamata “gotrabhu”.
Per riassumere, il momento in cui la sensazione si interrompe la prima volta si chiama “gotrabhu nana”. Il meditante si disfaa di nama e rupa. La consapevolezza afferra il nibbana come suo oggetto. Questo stato è tra lokiya (esistenza mondana) e lokuttara (esistenza sovramondana). Non è uno stato di esistenza mondana o uno stato di esistenza sovramondana perché è nel mezzo di entrambi gli stati. È come un uomo che entra in una sala: un piede è all’esterno e l’altro all’interno; non si puoi dire né che sia fuori né che sia dentro.
14. Conoscenza con cui le contaminazioni vengono abbandonate e superate per mezzo della loro distruzione
Il prossimo nana da considerare è la magga nana. Può essere tradotto come “conoscenza del percorso”. In questo nana le contaminazioni sono state interrotte (samucchedpahara). Magga nana ha le seguenti caratteristiche:
a. La distruzione di alcune contaminazioni e la preparazione per la distruzione di altre. Costituisce una pulizia.
b. C’è una conoscenza chiara e completa del percorso.
c. C’è una profonda conoscenza del Dharma che conduce al Nibbana.
d. Magga nana è una profonda conoscenza del Dharma che è necessario per raggiungere il nibbana.
e. È una profonda saggezza che consente al praticante di sradicare le contaminazioni.
Le caratteristiche del magga nana sono:
1. Dopo l’interruzione della sensazione la consapevolezza del flusso del nibbana dura un momento. Alcune impurità sono completamente distrutte. Il senso di sé (ego), il dubbio scettico e un fraintendimento di regole e rituali saranno tagliati durante questo nana. Questo nana ha il nibbana come suo oggetto. Il Nibbana può essere raggiunto. Non c’è dubbio su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sul paradiso e l’inferno, sul sentiero, il risultato del sentiero e del nibbana. Non c’è dubbio riguardo alla vita dopo la morte. Questa nana è sovramondana.
2. Anuloma nana è l’ultimo nana in cui sta accadendo qualcosa. Dopo questo non c’è consapevolezza di nulla. Sensazione e consapevolezza cessano improvvisamente. È come una persona che cammina lungo una strada e cade improvvisamente in un buco. L’oggetto e la mente che sta cercando di riconoscere l’oggetto smettono di funzionare nello stato del nibbana. Questa cessazione è chiamata “gotrabhu nana”. Questo stato di saggezza comprende la cessazione della consapevolezza e della forma.
3. Non appena gotrabhu nana è durato un attimo è chiamato magga nana. Dopo aver realizzato questo stadio (magga nana) si sperimenta una sensazione di sorpresa. Si è completamente felice e a proprio agio. Nessuno stato di felicità mondana può essere paragonato a questa realizzazione. L’abbandono delle impurità è come un lampo… e poi arriva il tuono.
15. Conoscenza che realizza il frutto del sentiero e ha il nibbana come oggetto
Il quindicesimo nana è chiamata phala nana: “conoscenza della fruizione”. Ciò si verifica nel momento successivo a magga nana. La mente è venuta a sapere cosa è successo e ha il nibbana come oggetto. Questo stato dura per due o tre momenti. Ogni volta che accade la magia, phala nana segue immediatamente. Non c’è stato intermedio. Phala nana, come la magga nana, è suvramondanoa. Magga nana è la causa e phala nana è il risultato. Il modo di entrare in gotrabhu nana, magga nana e phala nana è il seguente:
1. La prima cessazione della sensazione è gotrabhu nana e ha come oggetto il nibbana. Si trova tra le esistenze mondane e sovramondane.
2. La cessazione della sensazione a metà strada è magga nana e ha come oggetto il nibbana. È sovramondano. A questo punto, le contaminazioni sono sradicate.
3. La cessazione finale è chiamata phala nana e ha come oggetto il nibbana. È anche sovramondano. Lo sradicamento delle impurità durante magna nana è chiamato “samucchedpahara” e significa il completo sradicamento delle contaminazioni. In phala nana tali impurità non possono ripetersi. Questa mancanza di recidiva è chiamata “patipasamphana pahara” in phala nana. Questo processo può essere paragonato all’estinzione di un incendio. Immaginate un pezzo di legno in fiamme. Se volete spegnere il fuoco dovete gettare acqua sul legno per eliminare le fiamme; tuttavia il legno continuerà a bruciare senza fiamma. Ma se il legno viene nuovamente innaffiato due o tre volte con l’acqua, il fuoco sarà completamente sradicato. Ciò rappresenta bene quello che accade quando un meditatore estirpa le contaminazioni durante il magga nana. Il potere delle contaminazioni continua ancora, quindi è necessario purificarle ancora durante la pana nana. Patipasamphana pahara è come il secondo e terzo riversamento dell’acqua per spegnere i fuochi delle impurità.
16. Conoscenza che rivede le contaminazioni ancora presenti
Il sedicesimo nana è chiamato “paccavekkhana nana” o “conoscenza del rivedere”. In questo nana c’è conoscenza e contemplazione del sentiero, del frutto e del nibbana. C’è anche conoscenza di quelle contaminazioni che sono state sradicate e quelle che ancora continuano.
1. C’è contemplazione di aver seguito il percorso.
2. C’è contemplazione del fatto che è stato ottenuto un risultato.
3. C’è contemplazione delle contaminazioni che sono state sradicate.
4. C’è contemplazione delle contaminazioni che rimangono.
5. C’è contemplazione del fatto che il nibbana, che è uno stato eccezionale di consapevolezza, è stato conosciuto e sperimentato.
Inoltre, mentre il meditante riconosce il salire e scendere, incontra il sentiero, il frutto e il nibbana. Nel momento in cui entra nel sentiero, nel frutto e nel nibbana si verificano tre condizioni: anicca, dukkha e anatta, come accennato in precedenza. “Paccavekkhana nana” significa che, quando il meditante riconosce i moti ascendenti e discendenti dell’addome, è consapevole della totale cessazione del sollevarsi e dell’abbassarsi. Dopo la cessazione, quando la consapevolezza ritorna, il meditante contempla ciò che gli è accaduto. Dopo di ciò egli continua a riconoscere i movimenti di salita e discesa, ma ora sembrano molto più chiari del normale. Questo, considerando ciò che è successo, è chiamato “paccavekkhana nana”.