Vi invito a leggere il discorso 406 di Sri Ramana Maharshi. Mostra come Bhagavan usi abilmente il ‘ragionamento superiore’ e sostenga l’importanza di una ‘forte convinzione’ che renda stabile la permanenza nel Sé al di là degli stati transitori della mente.
Ve ne do un breve estratto:
D. – La perdita della coscienza del corpo e un requisite indispensabile per il sahaja samadhi?
M. – Cos’e la coscienza del corpo? Analizzatela. Ci dev’essere un corpo e una coscienza limitata ad esso che insieme formano la coscienza del corpo. Questi due devono poggiare su un’altra Coscienza, che è assoluta e imperturbabile. Afferratela. Questo e il samadhi. Esiste quando non vi e coscienza del corpo perché la trascende, ma esiste anche quando c’e la coscienza del corpo. E sempre presente.
Cosa importa se si perde o si mantiene la coscienza del corpo? Quando si perde si ha il samadhi interno, quando si mantiene si ha il samadhi esterno; questo è tutto. Affinché il sahaja samadhi diventi facile, bisogna rimanere in uno dei sei tipi di samadhi.
D. – La mente non sprofonda in quello stato neppure per un secondo.
M. – È necessaria la forte convinzione ‘Io sono il Sé’, che trascende la mente e tutti i fenomeni.
D. – Al contrario, la mente ostacola ogni tentativo di trascenderla.
M. – Che importa se la mente è attiva? Lo è solo muovendosi sulla base del Sé. Rimanete aggrappati al Sé anche durante le attività mentali.
D. – Non riesco ad andare sufficientemente in profondità.
M. – È sbagliato dire cosi. Dove siete adesso se non nel Sé? Dove dovreste andare? Tutto ciò che e necessario e la ferma convinzione che siete il Sé. Dite piuttosto che le altre attività stendono un velo su di voi.
D. – Sì, e così.
M. – Ciò significa che la convinzione è debole.