la stabilizzazione dell’illuminazione

Quando si leggono le storie spirituali si pensa che uno raggiunga l’illuminazione e finalmente è fatta, sta a posto così…

Per procedere con ordine, dobbiamo stabilire un punto convenzionale da cui far partire l’illuminazione. Io parto dal momento in cui l’aspirante ha capito che è Il Sé, di non essere il corpo e la mente, che il suo io non è personale, e testimonia tutte le manifestazioni confondersi raramente con loro e perdendo raramente la consapevolezza di essere il Sé eterno, illimitato e immutabile. Questo aspirante di norma non è consapevole di essere il Sé durante il sogno e il sonno profondo, così come è di norma nello stato duale. Potremmo far partire l’illuminazione anche da un altro punto. Io parto da quello che ho descritto perché vi sono i requisiti minimi per iniziare un lavoro di stabilizzazione dell’illuminazione.

Il lavoro di stabilizzazione è molto semplice. In meditazione mantenere il punto di vista del Sé e testimoniare tutte le manifestazioni; ovviamente cercare di farlo anche fuori dalla meditazione. Lavorando in questo modo, gradualmente le manifestazioni che vi si presenteranno ‘spontaneamente’ appariranno sempre più essere voi stessi; e così la separazione, o dualità, si risolve.

Pochissimi non hanno bisogna di questa stabilizzazione.

Prendiamo l’esempio del Buddha. Egli padroneggiò tutti gli otto (secondo la tradizione Vajrayana) livelli di samadhi (Jana), 4 con oggetto e 4 senza oggetto, e tutti i saggi gli dicevano che era arrivato; ma lui non era soddisfatto e praticò la vipassana con la quale, egli racconta, vide e dissolse anche la più piccola particella della materia… e ottenne il nirvana. Ora è evidente che con un tale curriculum non fosse necessario per lui stabilizzare il nirvana. Ma per ciò che riguarda il nostro studio, avendo noi posto un punto convenzionale da dove far partire l’illuminazione, è più corretto vederla in altro modo, e cioè che il Buddha aveva già raggiunto l’illuminazione assai prima, probabilmente al primo livello di samadhi, e che da lì in poi abbia stabilizzato l’illuminazione.

Un altro esempio di illuminazione stabile è Sri Ramana Maharshi che racconta che a 16 anni sentì di stare per morire, scoprì un Io non personale e imperituro, e non si mosse più da lì, e tutta la sua sadhana durò solo due ore…

Ora, nel vedere l’illuminazione in fieri e non immediatamente compiuta, vale la pena notare due fasi.

A volte il novello illuminato (soprattutto chi pratica neti-neti) dice: “Io non sono il corpo-mente, perciò non mi interesso di quello che il corpo-mente fa, al massimo lo testimonio. Così: ho voglia di fare sesso, faccio sesso; ho voglia di farmi uno spinello, mi faccio uno spinello; se il corpo mente ha un carattere burbero, che lo abbia pure, ecc. Uno jnani non è un santo”. La mia opinione e che questi aspiranti hanno capito di essere il Sé, ma che nella vita lasciano che a guidare sia ancora il vecchio io, l’ego, semplicemente perché erano abituati così. Non hanno ancora approfondito l’abbandono al Sé! Se si abbandonano al Sé, anziché lasciar fare all’ego, allora il Sé inevitabilmente trasparirà in una certa misura anche dalla loro forma. Perciò se uno dice o lascia intendere di essere illuminato e non si comporta come tale, c’è qualcosa che non va: o mente o è ancora uno studente

In ultimo, sentite cosa dice Gesù nel Vangelo secondo Giovanni, 20, 1-18:
“Uscì dunque Pietro con l’altro discepolo e andarono al sepolcro. Correvano tutt’e due insieme, ma l’altro discepolo corse più svelto di Pietro e arrivò primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Arrivò anche Simon Pietro, che lo seguiva, entrò nella tomba e vide le bende per terra e il sudario, che era sul capo di Gesù, non a terra con le bende ma ripiegato in un angolo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto prima, vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti. Poi i discepoli ritornarono a casa.
Maria Maddalena invece stava fuori, in lacrime, vicino al sepolcro.
Piangendo s’affacciò al sepolcro e vide due angeli vestiti di bianco, seduti l’uno al capo e l’altro ai piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Essi le domandarono: «Donna, perché piangi?».
Rispose loro: «Perché hanno portato via il mio Signore e non so dove l’abbiano messo». Detto questo si voltò e vide Gesù in piedi, ma non sapeva che era lui.
Gesù le domandò: «Donna, perché piangi?, e chi cerchi?».
Ella, credendo che fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai messo e io lo prenderò!».
Gesù le disse: «Maria!».
Ella, voltandosi, esclamò: « Maestro!».
Gesù le disse, non trattenermi, perché non sono ancora asceso al Padre. Ma va’ dai miei discepoli e dì loro: ‘Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro’».
Maria Maddalena corse ad annunziare ai discepoli che aveva visto il Signore e le aveva detto tali cose”.