— È molto bello meditare senza ansia e depressione. A volte emergono ancora dei contenuti relativi alla mia storia personale, ma non rilasciano più carica e scompaiono subito.
La Consapevolezza c’è sempre. Tuttavia l’abitudine della mente che tende ancora a vagare, pur quasi sempre testimoniata e riportata al Se, non mi permette di accedere quella beatitudine che ho intravisto dopo il nostro colloquio telefonico dell’altra sera.
— Tu hai fatto grandi progressi, ma di base sei ancora al ‘servizio’ della persona; e poiché quella è l’intenzione di base, anche la tua pratica spirituale ha il senso di dover servire alla persona; lo riconosci dal tuo volere stati beatifici subito? Non è un giudizio morale, sto descrivendo una fase.
Devi giungere ad essere al servizio della tua Vera Natura e mollare la persona. Allora vedrai che hai ancora un bel po’ di vasana da smaltire. Nella nuova prospettiva queste salteranno fuori e verranno rapidamente dissolte.
È probabile, inoltre, che nel tuo caso – ancora poca devozione da un lato e tanto desiderio egoico dall’altro – sperimenterai il kevala nirvikalpa samadhi, quello di cui Ramana dice: “Il secchio (l’ego) si è immerso nel pozzo (il Sé) ma la corda (vasana che non sono state bruciate ma stanno solo dormendo) non si è ancora spezzata, e quindi il secchio può essere riportato su”.
Se ciò avvenisse, tu rimarrai un certo tempo nel Sé, poi all’improvviso un mattino ti svegli in tutt’un altro stato e non capisci cosa sta succedendo. Hai un io che si sente libero, audace e non ha paura di niente, e allora inizia a contemplare le cose che avrebbe voluto realizzare prima (le vasana che stanno dormendo) e che ora, essendo così impavido e pieno di energia, può ottenere secondo lui. In realtà l’ego appena resuscitato si sente onnipotente perché è ancora pieno dell’energia liberata dal Sé, ma quando comincia a lottare per i suoi attaccamenti tornerà presto prigioniero di tensioni, coinvolgimento, rabbia, frustrazione… L’unico modo per essere senza paura è Infatti ESSERE SENZA ATTACCAMENTI!
Ci metterai un po’ (qualche giorno, ora, o minuti) a capire che l’ego è tornato; all’inizio ti sembrerà un’evoluzione del Sé perché l’ego, gonfio di energia, si sente superman. E anche quando capisci che è l’ego, l’energia è tanto forte che faticherai a rimetterti a meditare. Ti sembrerà che i tuoi sogni messi nel cassetto possano essere finalmente realizzati, e che il tuo ego fulgente possa brillare nel firmamento come una superstar che fa sbiadire tutte le altre stelle al confronto. È null’altro che il desiderio, che c’è anche adesso, che i poteri del Sé ricadano sull’ego…
Nel caso io avessi lasciato il corpo, ricordati che la via giusta è quella intrapresa da Langford. Quando l’ego spari, egli si chiese se quella fosse la liberazione definitiva o solo il kevala nirvikalpa samadhi. Non sapendo darsi una risposta continuò a praticare con ‘umiltà’, e dopo un anno ottenne manonasa, la dissoluzione definitiva dell’ego. Ricorda ancora un’altra cosa, quella insegnata da Jnaneshwar: “Prima la Devozione”.
Compri una macchina nuova, hai investito un capitale; prima di metterla in strada fai un’assicurazione contro incendio e furto. L’assicurazione per la sadhana contro il ritorno dell’ego è la Devozione! Se ora ti chiedessi di impegnarti a svilupparla probabilmente non ne saresti attratto; ma se l’ego dopo un periodo di Liberazione dovesse riprendere il potere, ammesso che ciò avvenga, ne sarai capace se vorrai salvarti.