Caro Sergio, da qualche giorno c’è un contatto diverso con ‘CIÒ CHE C’È’.
È come se ciò che prima faticavo a sostenere, ora, pur rimanendo immutato il sentire, è più familiare. Nel senso che ‘è’: fermo, stabile, pulito.
Ciò che è, è, senza interferenze. E il momento presente è perfetto, puro e cristallino.
Tutto è.
Il piacere è sempre più familiare, inteso come beatitudine profonda e onnipervasiva. È come se mi stessi allineando a questo piacere e potessi contenerlo, o meglio: sostenerlo.
È un senso di piacere non fisico, né è focalizzato o delimitato, ma è ovunque e in questi giorni sempre accessibile.
Leggendo l’autobiografia di Lester ho intuito che la colonna portante del nostro ‘viaggio’ è l’amore. È così commovente!
Ed uso le sue parole perfette per me ora: “Il mio essere è esattamente il senso di essere dell’Universo”.
M.