Tutte le nostre limitazioni e sofferenze sono dovute al fatto che il nostro ego ha avuto sentimenti di non-amore per gli altri, in questa vita o nelle precedenti. Se vi è senso di colpa, che generalmente è inconscio, blocchiamo il nostro successo materiale e spirituale, e la nostra felicità. Questa è in sostanza la legge del karma; non c’è nessuno che ci punisce. Dipende dal fatto che la nostra vera natura è amore e se provochiamo del dolore, quel dolore nel tempo si riflette su noi stessi, come una eco.
Non fraintendetemi, non sto facendo il Savonarola dicendo che siete peccatori e dovete flagellarvi per espiare i vostri peccati. Non siete peccatori! Siete l’immacolato Sé. Ma la nostra struttura corpo-mente è fragile, e se siete identificati con essa sarete egoisti, e l’egoismo è in essenza ‘mors tua vita mea’, e voi esprimerete questo in qualche misura. Meno la vostra sensibilità etica sarà elevata, più esprimerete ‘mors tua vita mea’; più la vostra sensibilità etica sarà elevata, meno esprimerete ‘mors tua vita mea’.
Pensate solamente all’essere scortesi. La rudezza genera un’onda di dolore, le persone si chiudono, diventano tese e forse concluderanno che essere rudi è indispensabile per difendersi nella vita e chiuderanno il loro rubinetto dell’amore. E così voi, soltanto per non essere gentili, avrete innescato una catene discendente dritta verso l’inferno, e costretto esseri luminosi a incarnarsi per compassiona al fine di evitare la disastrosa discesa, e ripristinare il dharma (l’amore) sulla terra. Tutto questo per non essere gentili.
Io ho dovuto lavorare molto su questo, perché avevo un carattere rude – e, ahimè, ho ancora delle defaillance. Ero pronto a darmi in tutti i modi, ma sono poco tollerante. Ciò ha fatto sì che il mio precedente sangha (gruppo) si sia sciolto. Non sono attaccato a loro, ma ho dovuto fare un’autocritica, essendo io il maestro. C’è stata una persona che mi ha diffamato in tutti i modi possibili, ma quando l’ho dovuta allontanare, nessuno mi ha creduto perché hanno pensato a un arbitrio della mia intolleranza. La stessa persona che mi ha diffamato l’ha fatto perché ha proiettato su di me la figura del padre che era stato tutt’altro che tollerante con lei; ma se io fossi stato gentile non sarebbe caduta in tale proiezione.
La nostra struttura umana è fragile, perciò dobbiamo perdonare e perdonarci, amare ed amarci, e… ‘trasformare tutto in amore’. Voi pensavate di fare solo un po’ di meditazione. Qui invece avete d’innanzi una completa e radicale trasformazione!, che culmina con la dissoluzione dell’io personale e l’identificazione col ‘SONO’ universale.
Il percorso di trasformare tutto il non amore in amore è duro all’inizio, certamente, ma purifica tutta la mente e quindi elimina tutte le vasana. In questo modo le esperienze trascendenti saranno stabili, e non andrete su è giù; il progresso verso la Liberazione sarà assai più celere; man mano che la vostra mente si purifica, vedrete sempre di più la Verità, sia assoluta che relativa; sarete immersi nella felicità perché vi sentirete in armonia con tutto; sattva (la purezza) vi porterà buona salute, benessere e poteri spirituali, e avendo l’amore cancellato le vasana non incorrerete il rischio di attaccarvi ad esse; la vostra realizzazione sarà radiosa. Se invece vi realizzate distaccandovi da una forma relativamente impura, per voi sarà lo stesso, ma apparirete una persona relativamente ordinaria. Sri Ramana asseriva che la differenza, talora sbalorditiva, tra i vari realizzati dipende soltanto dal loro karma, cioè dal merito che hanno accumulato durante le vite, cioè: da quanto hanno trasformate tutto in amore
Tornando alla paura della morte, quando avrete portato a buon punto il trasformare il non-amore in amore, vi assicuro che la paura della morte sarà già scemata da sé, e sarà sufficiente qualche piccolo tentativo per dissolverla in amore che essa sparirà del tutto – ecco perché Lester non vi dedica più di due righe. E quando giungerà per voi il momento de trapasso, essendo in pace con tutto, anche se non vi siete completamente realizzati, reclinerete il capo e ve ne andrete alla svelta; avrete una morte interiormente disneyana. Ricordo il padre di un’amica. Stava morendo e tutta la famiglia intorno piangeva. A un tratto lui si rià e dice: “Perché piangete? Siate felici. Io vedo tanta luce, tanta bellezza. Come posso andarmene se voi soffrite?”, e li esorta ad essere anch’essi felici così da lasciarlo andare in pace. Una tale persona, se non si è realizzata in vita, ha tutte le possibilità di liberarsi nel dopomorte, a meno che non senta di avere ancora un impegno d’amore e allora rinascerà per portarlo a temine. Quando Sri Ramana stava abbandonando il corpo, tutti lo imploravano di rimanere; allora lui disse: “Quando un maestro ha insegnato come trovare Dio in se stessi, allora è libero di andare”.