Vi mostro come un’aspirante molto molto avanzata ha praticato il protocollo proposto nel post precedente.
Ha letto il mio post stamattina e ha fatto tutto da sola. L’esempio è particolarmente interessante perché la sua avanzata libertà interiore le permette di individuare subito uno di quegli schemi inconsci che impediscono la piena espansione dell’amore, cosa che a un’aspirante di livello medio richiede varie ore di sedute di avvicinamento.
Si dà l’istruzione: – Contatta un sentimento di avversione.
– Avversione verso due operai che criticano il cibo preparato da me.
– Individua l’identità che sperimenta questo sentimento.
– Vedo la mia persona in preda ad una forte rabbia per la non accettazione e il non essere riconosciuta nell’impegno che ho proferito.
– Fai l’intento di divenire Uno con questa te in preda alla forte rabbia.
– Fatto.
– Cosa è successo?
– Vedo la mia persona come una belva feroce che sbrana e riduce a pezzetti i due operai.
– Fai l’intento di divenire Uno con questa identità.
– Fatto.
– Cosa è rimasto?
Ora coglie una dinamica più ampia – Mi sento più calma ma ora vedo la mia “non accettazione” verso gli altri che può sorgere in alcuni casi. In primis vedo il non aver accettato io stessa la reazione dei due operai.
Va più in profondità – Subito emerge anche la non accettazione verso mia madre.
– Fai l’intento di divenire Uno con questo sentimento.
– Fatto.
– Cosa è rimasto?
– Vedo la mia persona da piccola – dai 6-7 anni in poi – accudita dalla madre sotto l’aspetto più pratico (cibo, vestiti ecc.), ma non sotto l’aspetto più umano (l’essere seguita nei compiti, giocare e divertirsi insieme)… Col tempo si sente inconsciamente “non accettata”.
Più grandicella, non essendo sostenuta anche dal padre nei talenti e nelle proprie aspirazioni, continua a rafforzare inconsciamente il sentimento di “non essere accettata”.
Da adulta si rende conto di aver maturato una “non accettazione” verso gli altri, soprattutto nei confronti della madre, che è fondamentalmente inconscia ed emerge di tanto in tanto.
– Fai l’intento di divenire Uno con questo sentimento di “non accettazione”.
– Fatto.
– Cosa è rimasto?
– Solitudine.
– Fai l’intento di divenire Uno con questo sentimento di solitudine.
– Fatto.
– Cosa è rimasto?
– Una sensazione di spiazzamento, mi sento senza “barriere”.
– Fai l’intento di divenire Uno con questo sentimento.
– Fatto.
– Cosa è rimasto?
– La consapevolezza dell’illusione della solitudine.
– Fai l’intento di divenire Uno con questo.
– Fatto.
– Cosa è rimasto.
– Il Sé!
Dopo alcuni minuti, mentre fa altro, le arriva un’ulteriore comprensione: – Ricordo che da piccolina, 4-5 anni di età, ero nel Sé e stavo naturalmente bene nella mia “Solitudine”. Poi la vita – l’educazione familiare, la scuola, l’esempio dei genitori – mi ha portata a identificarmi con un’identità personale.