— La pratica sta continuando con fasi alterne, ma comincio a comprendere meglio. Vorrei farti alcune domande. Se ho capito bene nella advaita vedanta si separa l’ego dal io/sé. L’ego è la identificazione illusoria mentre io e se sono la stessa cosa? È così? Perché in altre filosofie o approcci indicavano io e ego come sinonimi.
— Non è così.
Quando tu porti la coscienza su un oggetto, col tempo le cose false, illusorie vengono dissolte e la Verità resta. La Verità è sempre il Sé, l’essenza di tutto e al di là del tutto.
Quando tu hai un samadhi – lo stato di non separazione – l’hai solo è unicamente col Sé. Non ti puoi unire con ciò che non esiste. Trovi l’unione solo col Sé.
Userò una metafora. Mettiamo che tu hai la Verità racchiusa in un involucro di canfora. Contemplare quell’oggetto (portare la coscienza su quell’oggetto) è come dirigere un raggio di sole sulla canfora. Col tempo la canfora sublimerà e rimarrà solo la Verità, che è il Sé, l’essenza di tutto, l’unica Realtà che esiste.
Se il Guru ti dà come esercizio la contemplazione di una pietra, col tempo gli elementi falsi illusori della pietra (la forma, l’essere collocata nello spazio-tempo, tutte le qualità: durezza ecc.) si dissolveranno come canfora al sole, e rimarrà solo il Sé. Allora tu sperimenterai un samadhi e andrai in giro a dire: “Ho meditato su una pietra e a un certo punto io e la pietra siamo diventati Uno”. La gente capirà che Cristiano e la pietra si sono fusi. In realtà durante la contemplazione sia Cristiano che la pietra hanno perso i loro attributi relativi, sia l’uno che l’altro sono diventati il Sé, e allora il Sé e il Sé si sono fusi. Questo è lo stato di non separazione.
Veniamo ora all’Io. Il Maestro ti dice: “Contempla la sensazione di io”. Tu cosa trovi? L’io personale identificato col corpo e la personalità. Continuando a contemplarlo, le cose false si dissolveranno e quello che rimarrà dell’io personale è il Sé, che è un Io universale, non separato e non personale.
Perciò il Vero Io è il Sé, mentre l’io personale è l’ego, il falso io.
— La seconda domanda è sulla pratica. Come dobbiamo comportarci quando sentiamo sensazioni come attrazione solitudine desiderio?
— Nella prima fase dell’autoindagine tu devi separare il Sé dal non-Sé, ossia il vero dal falso. Pensieri, emozioni, sensazioni, desideri, attrazioni, repulsioni e quant’altro sono ‘vasana’, ossia spinte della mente. Sono queste le nuvole che offuscano il sole del Sé, o le onde che increspano la superficie dell’acqua impedendoti di vedere il fondo, cioè il Sé.
Durante la pratica spirituale queste spinte gradualmente si estinguono. Ecco perché una sadhana di norma dura tanto.
Come affrontarle? Vi è più d’un modo. Ora tu affrontale chiedendoti: “A chi sta avvenendo questo? Chi sta pensando questo? Chi sta vivendo questa emozione?” ecc. La domanda ti riporterà al Soggetto ultimo, che è l’Io (o l’Essere, la Consapevolezza, la Presenza), e tu potrai riprendere a contemplarlo, invece di distrarti con tutto quello che appare.
Comunque, tu ora stai lavorando sull’Essere con la tecnica che ti ho dato. Non cambiare senza prima averne parlato con me.
— Queste sono solo dell’ego?
— Come ti ho detto sono della mente. L’ego è quello che se ne assume la proprietà: “Questo pensiero (o sentimento, sensazione ecc.) è mio! Questa cosa l’ho fatta io!” ecc.
— In uno stato non duale non si avvertono più?
— Dipende. Vi sono due classi di stati non duali: con mente e senza mente. In quelli con mente vi potrebbe essere il desiderio di fare l’amore con qualcuno, ma questo desiderio fa parte del tutto che sei Tu; lo stesso vale se hai un sentimento negativo, tutto viene integrato nell’Uno. Dunque c’è mente ma non ego. Semplicemente tutto è l’Uno, e l’Uno È, senza separazioni, senza soggetto e oggetto.
In quelli senza mente c’è solo il Sé, non più nominabile come ho detto nel post “Il Silenzio della Liberazione”. Infatti, non essendoci mente, non vi sono concetti, e quindi non vi sono parole.