Al primo livello di realizzazione non c’è più un io, c’è un testimoniare asoggettuale il film di maya – avrete sicuramente ascoltato testimonianze del genere da praticanti avanzati del buddismo zen –, e tale stato diventa gradualmente omogeneo sia nella veglia che nel sogno.
Il processo di ritorno all’Assoluto non si ferma qui. In armonia col diminuire delle responsabilità sociali, l’introversione aumenta e si entra nel samadhi, lo stato unitivo, consapevoli solo dell’Essere-Coscienza. Questo stato viene chiamato turiya, e quando è ininterrotto, viene chiamato, secondo l’insegnamento di Sri Ramana Maharshi, sahaja samadhi. Nel sahaja samadhi, dice Sri Ramana, non si è più consapevoli del mondo. Da uno stato in cui non c’è più un io e si testimonia il mondo a uno stato in cui si è uno con l’Essere-Consapevolezza e si è ignari del mondo, vi sia un’ampia scala di gradienti che possono durare anche a lungo.
Già da quando turiya diventa relativamente stabile, l’abbandono e l’introversione si fanno così profondi che anche la conoscenza/coscienza viene meno. Allora si hanno periodi in cui si entra in turiyatita, che nello yoga viene chiamato nirbija samadhi. Con turiyatita si ottiene la totale trascendenza e libertà che deriva dalla consapevolezza di essere persino anteriori alla conoscenza/coscienza.