Allieva [riferendosi alla meditazione dinamica]: — È stata molto forte, forse troppo, forse non ero pronta, all’inizio mi frenava la mente con una sorta di imbarazzo poi sentivo dentro di me una grande energia. Era come una sorta di gioia ma anche una specie di disperazione; mi veniva voglia di ridere e di piangere e di urlare e di correre, i movimenti che facevo non bastavano a fare sfogare quell’energia e l’ho repressa.
Poi non ho detto nulla perché ero frastornata e non sapevo esprimere ciò che sentivo; probabilmente mi sarei messa a piangere se avessi parlato.
Le pratiche successive mi hanno regalato quiete e un senso di affetto verso le persone presenti.
La pratica del giorno prima, quella di scrivere i pensieri, mi ha dato la consapevolezza che la mente è altro da me e questo mi dà un senso di sollievo, come liberarsi da un peso, ma anche confusione, perché se non sono i miei pensieri e le mie emozioni allora chi sono, cosa sono? Possibile che sono niente?
Marco Mineo: — Chi sei dunque? Fai risuonare in profondità questa domanda. La confusione è della mente.
Quando scopri di non essere la mente, cosa sei allora?
Non afferrarti a nessuna risposta!
Mantieni la consapevolezza di non essere la mente.
Sei niente? Niente che la mente possa toccare, interpretare, afferrare.
Non essere la mente è essere Tutto.