La devozione si rivolge al Divino e ai Maestri, l’amore a tutti gli esseri. Io so che non pochi sulla via di jnana (conoscenza) ritengono che l’amore non faccia parte del Sé, che sia un attributo che va e viene. Questo perché quando siamo profondamente assorti, come nel nirvikalpa samadhi o nel sonno profondo, l’amore non appare. Ciò li induce a concludere che l’amore, non essendo permanente, non sia il Sé, poiché l’advaita vedanta insegna che solo ciò che è immutabile e permanente è vero, mentre il resto è illusione.
È una conclusione affrettata. L’amore non è permanente, appare e scompare, ma è intrinseco al Sé. La prova sta nel fatto che dall’Assoluto immanifesto appaiono infiniti universi.
L’Assoluto immanifesto, non avendo termini di paragone, è privo di conoscenza, ma in tale assoluta immobilità si produce un evento che sconquassa virtualmente l’immobilità. L’immobile perfezione del Sé rimane sempre tale, ma adesso ha prodotto un universo di sogno, in cui il Sé si identifica con una forma limitata e col suo punto di vista limitato. Quindi noi ora abbiamo un essere (che potrebbe anche essere un minerale o altro), la cui essenza rimane sempre il Sé immutabile ed eterno (immanenza), che tuttavia manca di conoscenza di Sé; dall’altra parte abbiamo una forma limitata che, attraverso la dualità, va acquisendo via via conoscenza di sé stessa.
I saggi lo chiamano il lila (gioco) divino. Rivissi questo lila divino come un improvviso risveglio del Sé dormiente prodotto dal desiderio di ammirare la propria stessa perfezione. Altri hanno vissuto esperienze simili. C’è poi un evento in cui Sri Ramana Maharshi chiede a un devoto che era un medico: “L’occhio può vedere sé stesso?”. “No”, risponde il medico”. “E se volesse vedersi come potrebbe farlo”. “Dovrebbe mirarsi in uno specchio”. “Il mondo è lo specchio per il Sé”, conclude Ramana.
L’Assoluto immanifesto ha quindi in Sé il germe del risveglio, e questo germe è costituito dalla Devozione di Dio verso Dio per il suo stesso splendore. Ecco perché anche se realizzati si rimane devoti. Ora, se la spinta che ha prodotto la vita del mondo è riconoscere Dio in sé stessi e negli altri, non possiamo che ammettere che il soggetto di tutto quell’agitarsi è null’altro che AMORE, AMORE e AMORE❣❣❣
L’Amore dunque è relativo alla Creazione, e quando Dio realizza la conoscenza di Sé stesso, gradualmente si riassorbe nell’Immanifesto. Allora l’amore non appare, tuttavia rimane!, anche se in forma latente. Allo stesso modo il realizzato non può non essere pregno d’amore per tutto il creato, che egli vede come lo stesso Sé; ma quando si assorbe in sé stesso, l’amore scompare rimanendo in forma latente.
L’Amore è perciò un’eccezione alla regola dell’advaita vedanta, perché pur apparendo e scomparendo, è intrinseco al Sé.
Ma lo stesso vale per l’universo illusorio; appare e scompare, ma se continua ad apparire: È INTRINSECO AL SÉ.
Tutto ciò ci riporta al sillogismo apparentemente paradossale di Shankara.
Shankara dice:
1. Brahman è la Realtà
2. l’universo è illusione
3. l’universo è Brahman.
Non dice Brahman è l’universo. “Tutto è me!”, dice il realizzato, ma non dice “Io sono il lavandino” 🤣🤣
A chi contestò il suo sillogismo, Shankara rispose. “Quando scopriamo che il serpente che ci spaventava è in realtà una corda, il serpente scompare per sempre. Ma quando il realizzato scopre che l’universo è un’illusione, l’universo continua ad apparirgli (anche se ora per lui tutto è il Sé). Ciò significa che l’illusione dell’universo è intrinseca al Sé, anche se appare e scompare.
Tutto quello che avviene nella vita del mondo è la spinta per realizzare l’Amore totale e la Conoscenza che siamo il Sé supremo. Questo è il motivo per cui alcuni Jnani esortano vivamente gli aspiranti affinché l’Amore inondi ogni area della loro coscienza: amore per qualsiasi particella dell’universo, senza distinzioni. Solo così completeranno lo scopo stesso della vita nel mondo e la loro realizzazione sarà leggera e veloce. Viceversa, quando gli aspiranti non sono animati da intenso amore verso tutto il creato, possono anche giungere alla facoltà di entrare nel Sé a volontà, ma non saranno stabili nel Sé perché la loro mente non è stata distrutta; rimangono sempre attaccati ai loro problemi con il mondo e con la loro mente, e non si libereranno.
Quando invece Amate e Amate e Amate e Amate non rimarrà più niente di voi, e potrete liberarvi anche se avevate una mente molto patologica. E se avete un karma difficile? Lo dedicherete come offerta del vostro amore al Divino, e quel karma prima indesiderabile si trasformerà in forza e opportunità di liberazione.
Per avere un’idea su come vive un realizzato, vi rimando al post: ‘Quando siete diventati uno con il Sé, un grande potere vi prende nelle sue mani’.
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