azione, pensiero, punto di vista e conoscenza

Questo post è per aspiranti avanzati, gli altri lo capiranno quando saranno ponti al nirbija. Avevo pensato di non postarlo, dota la scarsità di aspiranti seri, ma avendo io potuto leggere le parole di Sri Ramana decine d’anni dopo la sua morte, con riluttanza alla fine ho deciso di pubblicato.

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Da dove nasce l’azione?
Dal pensiero, anzi il pensiero è già un’azione.

E da dove nasce il pensiero?
Da un punto di vista.

La prima azione in assoluto è assumere un punto di vista.
Senza punto il vista il mondo non appare. Potete avere tutte le percezioni che volete, per voi non significheranno nulla – e da qui nasce il concetto del nulla…
Potete ad esempio cucinare. Sarete nel silenzio, procederete col know how che avete in memoria – che nei robot è chiamato ‘intelligenza artificiale’ –, attiverete quel tanto di mente per ricordare dove avete messo il sale, ma la mente rimarrà quasi spenta.

Se invece sprofondate in meditazione, scoprirete che la conoscenza relativa deriva dall’assumere un punto di vista. È il punto di vista che fa nascere l’oggetto, e dallo scontro tra soggetto e oggetto nasce la conoscenza riguardo a; nasce dalla dualità: la lavagna è nera, il gesso è bianco… ecco che riconoscete il gesso.

Ma che succede se entrate in meditazione e abbandonate il punto di vista?
Sparisce la vostra conoscenza relativa, entrate nel nirbija o turiyatita.
Potete avere la conoscenza suprema, prajnana, la luce del Sé, “Ma potreste non sapere se siete in samadhi o no”, dice Sri Ramana.
Questo potrebbe conciliare le divergenze tra Sri Nisargadatta e Sri Ramana – forse – dato che Nisargadatta fa un distinguo tra consapevolezza e coscienza relativa.

Perdere il punto di vista significa perdere l’ego, perciò non è un passo facile. Dovete vedere bene che è il punto di vista che tiene in vita l’ego, decidere di abbandonarlo per amore del Divino e del Sadguru, e perseverare nella pratica fin quando non ci riuscite stabilmente.