Quando il sadhaka conosce il Sé non vorrebbe più lasciarlo, allora si sforza di rimanere in uno stato simil meditativo durante la vita quotidiana. Ma è una gara assai dura visto che la vita è tutta fatta di azioni e scelte. Si crea così un doloroso conflitto: da un lato il sadhaka dovrebbe rimanere completamente distaccato e trascendente rispetto al mondo, dall’altro lato ogni azione e ogni scelto lo rinchioda nella sua identità personale.
Il conflitto si scioglie solo quando l’aspirante capisce che azioni e scelte avvengono mosse dalla meccanica karmica della vita, e che non è lui a compierle. Deve comprare il pane? Va a comprare il pane. Deve scegliere tra questo è quello? Sceglie. Questo, azioni e scelte, non è lui, è la meccanica karmica che fa apparire il mondo. Naturalmente, anche quando avvengono azioni mirabile attraverso voi non siete voi a farle. Se ve ne prendete il merito perché siete abituati così, ricadrete di nuovo nell’up and down della vita.
Ponderate sul fatto che azioni e scelte avvengono e che non siete voi a farle, altrimenti vi reificheranno continuamente nel vostro falso io personale. Ecco perché Sōsan, il 3° patriarca, rispose ad Eka, il 2° patriarca: “Per quanto cerchi non trovo nessun peccato” (vedi il post ‘Sōsan afflitto dalla lebbra’).