13 maggio 2021
Tornata dal lavoro, immersa in questa commozione, lo sguardo si posa sul volume secondo dei “Discorsi con Sri Ramana Maharshi”. Inizio a piangere e lo apro intuitivamente in corrispondenza di un pezzetto di carta che avevo messo come segnalibro qualche settimana prima.
È il discorso 428, dieci strofe selezionate da Bhagavan dal famoso poema di Sri Adi Shankara ‘Sivananda Lahari’, che descrivono la devozione.
Inizio a leggere e ogni frase risuona in Me! Quanta Gioia e quanta commozione!
Profonda gratitudine.
M.
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428. Sri Bhagavan aveva selezionato dieci strofe del famoso poema di Sri Shankara ‘Sivananda Lahari’, che descrivono la devozione (bhakti):
1) Cos’è la bhakti?
Come il frutto ankola si riunisce all’albero dopo essere caduto da esso, come un pezzo di ferro è attirato da un magnete, allo stesso modo i pensieri, dopo essersi sollevati, scompaiono nella loro sorgente d’origine. Questa è la bhakti. La sorgente da cui originano i pensieri sono i piedi del Signore, Ishvara. L’amore per i Suoi piedi costituisce la bhakti.
2) Il frutto della bhakti.
La densa nube della bhakti, formata nel cielo trascendentale dei piedi del Signore, fa scendere una pioggia di beatitudine (ananda) e riempie il lago della mente fino a farlo traboccare. Solo allora il jiva, sempre in viaggio verso inutili mete, realizza il suo vero scopo.
3) Dove riporre la bhakti?
La devozione agli dei, che hanno un’origine e una fine, può produrre dei frutti che hanno anch’essi un’origine e una fine. Per rimanere nella beatitudine eterna la nostra devozione va diretta alla sua sorgente, vale a dire i piedi del Signore sempre beato.
4) La bhakti è solo da sperimentare, non è qualcosa di cui discutere.
Come possono la logica ed altre discussioni essere veramente utili? Possono i ghatapata (gli esempi preferiti dai logici, ad esempio il vaso e la stoffa) salvarvi nei momenti di crisi? Allora perché sprecare tempo a pensarci e a discuterne? Smettete d’esercitare gli organi vocali e farli soffrire; pensate ai piedi del Signore e bevete il nettare!
5) L’immortalità è il frutto della devozione.
Quando vede una persona che ha stabilito nel suo cuore i piedi del Signore, la Morte ricorda il suo disastroso incontro passato con Markandeya e scappa via.
Tutti gli altri dei adorano soltanto Shiva e pongono le loro teste coronate ai Suoi piedi. Questa adorazione spontanea per Shiva è naturale. La dea Liberazione, Sua sposa, è sempre parte di Lui.
6) Se vi è devozione, gli stati mentali non possono toccare il jiva.
Per quanto i corpi possano essere differenti, soltanto la mente si perde ai piedi del Signore. La beatitudine è straripante!
7) La devozione è sempre piena e totale.
Ovunque o comunque sia, lascia solo che la mente si perda nel Supremo. Questo è Yoga! È Beatitudine! O Yogi o Beatitudine incarnata!
8 ) Anche il karma yoga è bhakti.
Adorare Dio con fiori ed altri oggetti esteriori è noioso. Offri soltanto un fiore, il cuore, ai piedi di Shiva e rimani in pace. Non sapere questa semplice cosa vuoi dire perdersi! Quanto è stupido! Quale sofferenza!
9) Questo karma yoga pone fine al proprio samsara.
Qualunque sia lo stadio di vita (ashrama) del devoto, se pensa a Shiva anche solo una volta, Lui lo libera del peso del samsara prendendolo su di Sé.
10) La devozione è jnana.
La mente che si perde ai piedi di Shiva è devozione. Perduta è l’ignoranza! Conoscenza! Liberazione!