Ramana Maharshi, Discorso 43
Il signor Ranganathan chiese: “Vi prego di insegnarmi come si possa controllare la mente”.
M. – Vi sono due metodi. Il primo è vedere cos’è la mente; allora essa si calma. Il secondo è fissare la vostra attenzione su qualcosa; allora la mente rimane tranquilla.
Chi aveva posto la domanda la ripeté per avere ulteriori delucidazioni. Gli fu ridata la stessa risposta con qualche parola in più, ma egli non sembrava soddisfatto: “Noi uomini del mondo siamo sempre afflitti da qualche tipo di dolore e non sappiamo come superarlo. Preghiamo Dio e tuttavia non siamo soddisfatti. Che possiamo fare?”.
M. – Abbiate fede in Dio.
D. – Ci abbandoniamo, ma non riceviamo aiuto.
M. – Sì. Se vi siete abbandonato dovete riuscire a conformarvi alla volontà di Dio e non lamentarvi di ciò che potrebbe non piacervi. Le cose possono risultare diverse da ciò che sembrano. La disperazione conduce spesso gli uomini ad aver fede in Dio.
D. – Noi siamo persone del mondo. Abbiamo moglie, figli, amici e parenti. Non possiamo ignorare la loro esistenza e rassegnarci alla volontà divina senza mantenere un minimo di personalità.
M. – Ciò significa che non vi siete abbandonato completamente come sostenete. Dovete aver fede solo in Dio.
Ramamurthi: “Ho letto ‘India Segreta’ di Brunton e sono rimasto molto impressionato dall’ultimo capitolo, nel quale si afferma che è possibile essere coscienti senza pensare. So che si può pensare e nello stesso tempo dimenticare l’esistenza del corpo fisico. Si può pensare senza la mente? È possibile raggiungere uno stato di coscienza che è oltre i pensieri?”.
M. – Sì. Esiste solo una coscienza, che permane nei tre stati di veglia, sogno e sonno profondo. Nel sonno non c’è l’io [l’ego]. Il pensiero-io sorge al momento del risveglio, e allora appare il mondo. Dov’era questo ‘io’ quando dormivate? Esisteva o non esisteva? Doveva esserci anche lì, ma non nel modo in cui lo sentite ora. Quello presente è solo il pensiero dell’ ‘io’; mentre l’ ‘io’ del sonno è il vero ‘Io’, che non cessa di esistere. È la coscienza.
Quando la conoscerete, vedrete che è oltre i pensieri.
D. – Possiamo pensare senza la mente?
M. – I pensieri possono essere come qualsiasi altra attività, e non turbare la Coscienza Suprema.
D. – Si possono leggere le menti degli altri?
Come al solito il Maestro gli rispose di scoprire il proprio Sé, prima di preoccuparsi degli altri. E concluse: “Dove sono gli altri se non nel proprio Sé?”.
Raghaviah: “Come possiamo collegare le esperienze superiori (spirituali) e quelle inferiori (relative alle le faccende del mondo)?”.
M. – Vi è una sola esperienza. Che cosa sono le esperienze del mondo se non quelle basate sul falso ‘io’? Chiedete all’uomo che ha ottenuto il più grande successo del mondo se conosce il proprio Sé. Vi risponderà di no. Che cosa si può conoscere se non si conosce il Sé?
Tutto il sapere umano è costruito su queste fragili fondamenta.
Ramamurti: “Come distinguere l’Io reale dal falso io?”.
M. – C’è qualcuno che non ha coscienza di se stesso? Tutti conoscono il Sé, e tuttavia non lo conoscono. Che strano paradosso!
Dopo il Maestro aggiunse: “Indagando se la mente esiste o no, si scoprirà che non esiste [il primo metodo che ha indicato all’inizio]. Questo è il controllo della mente. Se invece si ammette l’esistenza della mente e si cerca di controllarla, ciò vuol dire che la mente controlla la mente, come un ladro che diventa poliziotto per procedere al suo stesso arresto. In tal caso la mente perdura, ma elude se stessa”.