chi pratica la sadhana?

— Ma chi pratica la sadhana?

— Questa domanda nasce dal credere che la mente e l’ego siano nemici. Lo sono perché impuri. Ma quando l’ego ha sofferto abbastanza, desidera il superamento dei suoi stessi limiti. Allora si impegna in una sadhana per purificare la mente e orientarla ad accogliere la Verità del Sé, l’Essere-Consapevolezza.
Quando la mente diventa pura, vede il Sé. Allora si fa da parte e l’identità si sposta dall’io individuale al Sé.
Fin quando il corpo è in vita l’ego rimane come io funzionale per la sopravvivenza del corpo, ma non vi è più identificazione dello jnani nell’ego, egli percepisce come Sé, e non esce più da lì.
Diceva Poonja: ringrazio il mio ego perché mi serve per servire il Divino?
Avrebbe anche potuto dire: ringrazio le mie meni perché mi servono a elargire carezze. Ed è questo il senso della sua dichiarazione.
Diceva Robert Adams: io vedo il duale esattamente come voi, altrimenti non potrei comprendervi.
Adi Shankara dice che il desiderio di liberazione è fondamentale e deve diventare superiore a tutti gli altri desideri. Chi credi che abbia questo desiderio se non l’ego?
Sri Ramana metteva in guardia dall’applicare l’Unità, la non-dualità nella vita, ‘Questa’ ammoniva ‘deve rimanere solo interiore. Nella vita ci vuole discriminazione’.
Se un realizzato non avesse il senso dell’io individuale, non sarebbe in grado di parlare, non capirebbe le domande e non riuscirebbe a dare risposte. Sarebbe in una trance. E difatti è ciò che accade quando viene profondamente assorbito nel samadhi. Tuttavia quello che parte da lui, nasce dal Sé, non dall’ego individuale.
Grazie per la domanda.