Abbiamo preso come punto di riferimento lo stato unitivo e abbiamo visto che per essere realizzati non possono sussistere reazioni di attaccamento e avversione.
Vediamo ora cosa significa essere averne, e questo ci dirà dove abbiamo collocato il traguardo “Realizzazione”. Poiché in realtà non c’è nessuno che si realizza, chiariamo subito che il termine “Realizzazione” è soltanto un’etichetta, e quindi la sua collocazione nell’evoluzione spirituale è arbitraria. Ora vediamo dove lo collochiamo noi.
La scuola di Nisargadatta che pratica neti-neti (non sono questo, non sono quello) dice: io sono l’osservatore, la pura coscienza, se il mio corpo-mente ha una reazione, questa non mi riguarda perché io sono disidentificato dalla mia forma. Qualcuno fa arrabbiare la mia forma e quella lo manda al diavolo, e io resto sempre illuminato…
Mi sembra un po’ una giustificazione. Per vedere se lo è, dobbiamo esaminare fino a che punto rimani veramente imperturbato. Tu puoi dire: “ho mandato al diavolo Pasquale ma sono rimasto imperturbato”… È proprio così? Usando una metafora, lo yoga dice che un’impressione mentale può lasciare la traccia sulla pietra e dura tanto, altre possono lasciare la traccia sulla sabbia e durano di meno, altre possono lasciarla sull’acqua e durano pochissimo, altre possono lasciarla nell’aria e durano un nonnulla, e altre non lasciano nessuna traccia, niente di niente.
Meno è il tempo in cui resta traccia dell’impressione, più ci avviciniamo a quella pace suprema che Lester Levenson indica come lo stadio finale. Allora, dove collocate il traguardo “Realizzazione”? Sull’acqua, sull’aria?… Vedete quindi che nel dire che non c’è attaccamento e avversione si può cadere in una certa indulgenza.
Se tu fossi nello stato unitivo, manderesti Pasquale al diavolo?… Io penso di no! E allora, dico io, hai ancora da remare, devi prenderti la responsabilità di quell’attaccamento e avversione che attribuisci alla tua struttura della quale dici di essere disidentificato. Disidentificato da che, se ti accendi come un fiammifero? Chi dice che l’illuminato mantiene il temperamento? Da dove è saltato fuori questa regole? Che forse l’equilibrio dei guna non muta a favore di sattva? Quando uscite da un’esperienza diretta non siete pregni di sattva? Il temperamento può cambiare, e sarebbe auspicabile visto che può annidare delle vasana di cui non ti prendi responsabilità.
Io colloco il traguardo “Realizzazione” assai in altro e prendo ad esempio i Maestri Perfetti. Comunque siamo in democrazia e ognuno è libero di collocarlo dove gli pare, ma la cosa importante è che da questa analisi dovrebbe apparirvi chiara la differenza che c’è tra i vari Maestri spirituali e perché c’è differenza tra loro.
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