Vorrei farvi capire come funziona la sadhana nella via di jnana e nel raja yoga.
L’abbandono alla mente è impurità, debolezza, inconsapevolezza, confusione.
La concentrazione crea purezza, e questa purezza si tramuta a un certo punto in abbandono: l’aspirante si concentra per rimanere sulla sensazione di ‘io’, a un certo punto, dovuto alla purezza, questa stessa concentrazione si tramuta in meditazione permanente senza sforzo: lo stato naturale.
Perché allora altre vie che usano la concentrazione non hanno lo stesso immancabile successo? Perché per ingenuità usano la concentrazione per sopprimere i contenuti che durante la pratica affiorano alla coscienza per autodissolversi; in questi modo impediscono la purificazione. Ad esempio: mi concentro sull’io e mentre lo sto facendo affiora il desolante sentimento di non essere amato. Poiché il maestro mi ha detto di concentrami, lo rifiuto e forzo per mantenere la concentrazione sull’io… Non andrò molto lontano.
L’equilibrio tra concentrazione e osservazione delle contenuti mentali cambia man mano che aumenta la purificazione. Mentre all’inizio dobbiamo distogliersi dalla concentrazione e osservare il contenuto, più avanti questo potrebbe attraversare spontaneamente la nostra coscienza senza che ci distogliamo dalla concentrazione. È un equilibrio dinamico che con buon intuito o una buona guida si setta (mette a punto) bene.