Allievo: — La meditazione formale senza oggetti sui quali concentrarsi è molto difficile, e non mi riesce. Poi quando non sto meditando, per un attimo una riduzione della mente che mi avvicina alla purezza…
Marco Mineo: — Se esponi la mente alla consapevolezza, si riduce come il diaframma di una fotocamera, lasciandosi attraversare dalla luce.
Però chi è consapevole della mente, sia ridotta che espansa? Poter notare e riferirmi lo stato della mente, qualsiasi esso sia, dovrebbe bastare a convincerti di esserne definitivamente oltre.
L’essere consapevole non è qualcosa che devi costruire o sforzarti di mantenere in vita. L’ostacolo sono i pensieri, che in modo più o meno subliminare ti suggeriscono di non poter essere sempre consapevole.
Domandati: “Che cosa mi impedisce di essere consapevole?”, aspetta la risposta dalla mente, qualsiasi essa sia, riconoscila e poi rifatti la domanda.
Allievo: — Ieri sera, andando un po’ più a fondo, sono emerse risposte che riconosco legate a varie identificazioni radicate riguardanti il rapporto con gli altri, paure e preoccupazioni.
Questi condizionamenti fanno sì che al risveglio io non sia pura consapevolezza, ma mi identifichi con sensazioni spesso sgradevoli…
Marco: — Stai lavorando bene! Continua finché non hai comprensioni tipo: “niente mi impedisce di essere consapevole” o “niente impedisce alla consapevolezza di essere consapevole”; continua finché la mente avrà esaurito ogni risposta e la domanda stessa risulta priva di senso.