La Presenza (o qualsiasi modo in cui rilevate il Sé) in una prima fase diviene chiara in meditazione – basta che chiudiate gli occhi e siete lì –, poi gradualmente comincia ad abbracciare il mondo. Allora il mondo appare come un’estensione della vostra mente, e in quanto tale avviene dentro di voi come Sé; non vi sono più eventi esterni separati. Grande appagamento.
Ma dovete capire che come volete diventare qualcuno, perdete il Sé. Io ricordo che quando avevo una bella esperienza spirituale volevo subito spendermi nella vita la libertà, il coraggio, il buon umore, la comprensione che avevo guadagnato dall’esperienza del Sé. Ma così facendo diventavo un’identità della mente. Magari in quel momento gioivo tanto perché mi trovavo in vetta all’onda, ma poi scendevo giù, volevo ritornare su… il solito tran tran di ogni identità separata. Col tempo si comprende l’errore e si rimane nel Sé. Si potrebbe dire che si tratti di una rinuncia, la rinuncia ad essere qualcuno, ma in realtà nasce dall’esperienza di cosa dia piacere e cosa dia dolore. Perciò più che rinuncia è saggezza dovuta all’esperienza; saggezza più la costanza per cambiare abitudine di lasciarsi catturare dal film e diventare un personaggio della sceneggiatura.